Testata per la stampa

Disagio psichico in gravidanza, purperio e nel primo anno di vita del bambino

Qual è la prevalenza di disagio psichico?

In breve
Si tratta di una condizione frequente, sia nella popolazione generale che nelle donne in gravidanza; può essere preesistente o manifestarsi per la prima volta in epoca perinatale, con particolare vulnerabilità nei periodi successivi al parto.  


 

Pur sottolineando una serie di limiti riguardanti la ricerca in quest'ambito, legati sia alla difformità nei criteri diagnostici utilizzati che alla carenza di studi sul periodo prenatale, una revisione sistematica - RS su incidenza e prevalenza di depressione perinatale [1] rileva che il disturbo in questa fase dell'esistenza non sembra incidere diversamente rispetto ad altri periodi, né che esso prevalga in peculiari momenti della gravidanza, o mesi del puerperio (3.8% - 5.7%). Prove di qualità moderata indicano una prevalenza lievemente superiore nel secondo e terzo mese dopo la nascita.
La RS ha analizzato la prevalenza della depressione (minore e maggiore): almeno 18.4% delle donne è risultata affetta da depressione in corso di gravidanza, 12.7% è colpita da un episodio depressivo definito maggiore nello stesso periodo. Nei primi tre mesi dopo il parto, la patologia riguarda 19.2% delle madri complessivamente, 7.1% con episodio depressivo maggiore.

La stessa RS ha evidenziato che la patologia depressiva (minore e maggiore) coinvolge 11% delle donne nel corso del 1° trimestre, 8.5% nel secondo e terzo trimestre; dopo il parto, la prevalenza cresce fino a raggiungere 12.9% al terzo mese per poi decrescere lentamente.
La prevalenza di depressione maggiore isolata varia da 1.0 % a 5.6% nei diversi periodi considerati.
La prevalenza del disturbo depressivo in epoca perinatale è risultata inferiore a quanto stimato in studi precedenti: gli autori attribuiscono questo fenomeno alla decisione di aver escluso dall'analisi gli studi nei quali la depressione era stata diagnosticata con strumenti autosomministrati.
In tutti gli studi considerati l'intervallo di confidenza al 95% è risultato molto ampio, a dimostrazione di una rilevante incertezza nella accuratezza delle stime riportate
Una revisione successiva [2] mostra come la prevalenza dei disturbi mentali in gravidanza sia maggiore nelle nazioni a reddito medio-basso, in cui ci sia discriminazione di genere, particolarmente tra le donne più povere,  con pregresse patologie psichiatriche.

Anche i più diffusi disturbi d'ansia hanno una prevalenza simile a quella di altre fasi della vita delle donne; uno studio di popolazione USA [3] ha stimato che possano coinvolgere fino a 13% delle donne nel periodo perinatale. La prevalenza del disturbo post traumatico da stress (DPTS) negli studi esistenti potrebbe essere sottostimata quando si limita l'osservazione ai traumi correlati all'evento parto; al contrario, quando vengono incluse altre esperienze traumatiche, la prevalenza è 6%-8%.
Vi sono incertezze sulla prevalenza della tocofobia, dal momento che sono molte le donne che riportano preoccupazioni al riguardo del parto, ma è stato valutato che livelli di ansia patologici vengano raggiunti nel 6%-8% delle gravide [4].

Il disturbo di tipo psicotico (bipolare o schizofrenico) è generalmente preesistente alla gravidanza; l'esordio della malattia sembra essere più raro nel periodo perinatale (con l'eccezione della psicosi puerperale) [5].
Nelle donne con disagio psichico preesistente, la frequenza di aggravamento e/o riacutizzazione della patologia aumenta nel periodo perinatale, anche quando il trattamento farmacologico è adeguato [6].
L' incidenza di psicosi puerperale è stimata essere pari a 1-2 casi ogni 1.000 nascite; rimangono incertezze sull'attendibilità di questo dato che si riferisce ai soli ricoveri ospedalieri. Il rischio di ricorrenza è elevato nelle gravidanze successive [1,2].
La prevalenza di disturbi mentali in epoca perinatale sembra essere in aumento. Una revisione sistematica della letteratura sugli effetti dell'ultima crisi economica (122 studi pubblicati tra gennaio 2009 e luglio 2015 condotti in paesi ad alto reddito) mostra come la crisi finanziaria del 2008 abbia avuto effetti negativi sulla salute mentale, compreso il suicidio e, in misura diversa, su alcune malattie non trasmissibili e trasmissibili e sull'accesso alle cure [7].

Una successiva RS della letteratura ha analizzato  l'impatto sulla salute della crisi finanziaria limitatamente ai paesi europei [8]. Diversi paesi dell'Unione Europea hanno ridotto il loro bilancio sanitario e introdotto cambiamenti strutturali e misure di austerità. Contemporaneamente, le singole famiglie sono precipitate in una condizione di incertezza finanziaria creata dalla perdita di posti di lavoro e dalla riduzione degli stipendi. L'impatto della crisi sugli esiti di salute risulta frammentato e con effetti eterogenei, ascrivibili principalmente al rischio sostanziale di distorsione (bias) presente nella maggior parte degli studi inclusi nella RS, per cui i risultati vanno interpretati con cautela. In questo contesto, comunque, in grande maggioranza le prove depongono coerentemente per un incremento dei suicidi e un decremento della salute mentale. Si osservano alcune contraddizioni nei risultati relativi a sesso ed età, ma, in generale, sembrano essere più gravemente colpiti gli uomini in età lavorativa, come risulta dall'analisi del tasso tendenziale di suicidi e dalla auto-valutazione dello stato di salute.  Per quanto riguarda la salute mentale, tuttavia, le donne sembravano avere avuto delle conseguenze peggiori degli uomini. Nel complesso, sono aumentate in modo sproporzionato le diseguaglianze sociali, colpendo gli immigrati, le persone meno istruite e quelle che vivono in determinate regioni. Da una prospettiva politica, la maggior parte degli studi non è riuscita a identificare i meccanismi che incidono sugli esiti di salute né  a fornire informazioni per comprendere se il peggioramento degli esiti osservato sia riconducibile a una riduzione della spesa sanitaria pubblica, all'aumento delle difficoltà economiche delle famiglie o a entrambi.

Relativamente alla specifica situazione italiana, uno studio [9] - condotto confrontando le analisi dei campioni nazionali delle indagini multiscopo ISTAT 2005 e 2013 - ha osservato una associazione fra crisi economica globale e peggioramento dello stato di salute, in particolare della salute mentale, degli italiani e degli immigrati.
In definitiva, pur in presenza di una letteratura eterogenea e i cui risultati non sono inequivocabili, European Psychiatric Association (EPA) - sulla base di una revisione che ha incluso 350 studi [10] - ha registrato un ampio consenso sulle conseguenze deleterie delle crisi economiche sulla salute mentale, in particolare sul benessere psicologico, la depressione, i disturbi d'ansia, l'insonnia, l'abuso di alcol e il comportamento suicidario. La disoccupazione, l'indebitamento, le condizioni di lavoro precarie, le disuguaglianze, la mancanza di connettività sociale e l'instabilità abitativa costituiscono i principali fattori di rischio. Misure di austerità generalizzate e sistemi di welfare poco sviluppati tendono ad aumentare gli effetti nocivi delle crisi economiche sulla salute mentale. I pochi studi che hanno affrontato la dimensione politica del problema indicano la necessità di sviluppare programmi di protezione sociale come programmi di incremento dell'occupazione, sistemi di sostegno sociale, protezione dell'instabilità abitativa e migliore accesso all'assistenza sanitaria mentale, in particolare a livello di assistenza primaria.

 

Bibliografia

1. Gavin NI, et al. Perinatal depression: a systematic review of prevalence and incidence. Obstet Gynecol 2005;106:1071-83. [Medline]
2. Fisher J, et al. Prevalence and determinants of common perinatal mental disorders in women in low- and lower-middle-income countries: a systematic review. Bull World Health Organ 2012;90:139-49G. [Medline]
3. Vesga-López O, et al. Psychiatric disorders in pregnant and postpartum women in the United States. Arch Gen Psychiat 2008;65:805-15. [Medline]
4. Saisto T, et al. Fear of childbirth: a neglected dilemma. Acta Obstet Gynecol Scand 2003;82:201-8. [Medline]
5. Munk-Olsen T, et al. New parents and mental disorders: population-based register study. JAMA 2006;296:2582-9. [Medline]
6. Cohen LS, et al. Relapse of major depression during pregnancy in women who maintain or discontinue antidepressant treatment. JAMA 2006;295:499-507. [Medline]
7. Karanikolos M, et al. Effects of the global financial crisis on health in high-income OECD countries: a narrative review. Int J Health Serv 2016;46:208-40. [Medline]
8. Parmar D, et al. Health outcomes during the 2008 financial crisis in Europe: systematic literature review.BMJ 2016;354:i4588. [Medline]
9. Petrelli A, et al. The variation in the health status of immigrants and Italians during the global crisis and the role of socioeconomic factors. Int J Equity Health 2017;16:98. [Medline]
10. Martin-Carrasco M, et al. EPA guidance on mental health and economic crises in Europe. Eur Arch Psychiatry Clin Neurosci 2016;266:89-124. [Medline]

 
 
 
Chiudi la versione stampabile della pagina e ritorna al sito