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Toxoplasmosi

Prevenire l'infezione materna

La diversa sieroprevalenza osservata nelle popolazioni studiate sembra dipendere da fattori ambientali e da stili di vita. La prevenzione dell'infezione congenita dipende dalla prevenzione dell'infezione nella donna in gravidanza e quindi dall'adozione di strategie e comportamenti che riducono l'esposizione ai fattori di rischio. Il tipo di raccomandazioni proposte dai vari autori si equivalgono e possono essere riassunte in pochi e chiari consigli, schematizzati nella tabella allegata in calce alla pagina [1,2].

In Europa, come in altri paesi, si è osservato negli ultimi anni un declino della prevalenza dell'infezione, legato probabilmente al consumo di carni congelate o provenienti da animali allevati all'interno, con il conseguente aumento della proporzione di gestanti suscettibili all'infezione. I recenti avvenimenti hanno condotto ad un ulteriore cambiamento delle abitudini alimentari, con un maggior consumo di carne di maiale e pollame rispetto alla bovina, un maggior numero di animali allevati al pascolo (allevamenti biologici) e un maggior utilizzo di piatti pronti, con un possibile aumento dell'esposizione a fattori di rischio.

Uno studio multicentrico europeo [3], che ha coinvolto anche due centri italiani, ha cercato di identificare e valutare l'esposizione a fattori di rischio in una coorte di donne infettate in gravidanza, rispetto ai controlli.
 
I fattori di rischio maggiormente associati all'infezione sono stati:

  • il consumo di carne cruda o poco cotta bovina (odds ratio, OR 1.73, intervallo di confidenza, IC 1.1-7.2), ovina (OR 3.13, IC 1.4-7.2), o cacciagione (OR 4.12, IC 1.6-109)
  • il contatto con il terreno o il consumo di vegetali contaminati dal terreno (OR 1.9, IC 1.4-2.8)
  • i viaggi al di fuori di Europa, USA, Canada (OR 2.2, IC 1.3-3.6)

Evitare il consumo di carni crude o poco cotte potrebbe ridurre da solo il rischio d'infezione di 30-63%, evitare il contatto con il terreno di 6-17%.
 
Una più debole associazione è stata riscontrata con il consumo di salame e carne di maiale, la manipolazione di carne cruda nella preparazione dei pasti, bere latte non pastorizzato, il lavoro con gli animali. Benché in questo studio il contatto con i gatti non sia risultato un fattore di rischio significativo per l'infezione, le raccomandazioni riguardanti la convivenza con questi animali permangono.

Un ulteriore dato emerso è la scarsa informazione fornita alle donne nei centri di assistenza alla gravidanza. Nello stesso studio [3], le donne che non erano a conoscenza di nessun fattore di rischio per l'infezione rappresentavano il 2-51%, con differenze tra i vari centri.

Alla pagina Informazioni per le gestanti è disponibile un foglietto informativo in cui sono elencati i comportamenti efficaci nel ridurre il rischio di contrarre l'infezione.

Data di pubblicazione: 11.12.2008

 
 
  1. SaperiDoc
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