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Malattie caratterizzate da ulcere genitali

Come trattare la sifilide?

La sifilide è una pericolosa infezione causata dallo spirochete Treponema pallidum. La sifilide si trasmette facilmente con i rapporti sessuali e dalla madre al feto con contagiosità alta (30-60%) nella fase primaria e secondaria della malattia. La fase di incubazione asintomatica dura 3-4 settimane, dopodichè 2/3 dei soggetti (non tutti) mostrano segni clinici.

Nella tabella allegata è illustrata in modo conciso la distinzione della malattia nei vari stadi clinici.

La diagnosi definitiva di sifilide è possibile con l'identificazione del Treponema pallidum nell'essudato o nei tessuti tramite osservazione microscopica in campo oscuro o immunofluorescenza diretta.

Una diagnosi presuntiva è possibile mediante due tipi di test sierologici:

1) test non specifici per il treponema: carbon antigen test/rapid plasma reagin test (RPR) e Venereal Diseases Research Laboratory (VDRL). Insufficienti per porre da soli diagnosi di infezione, ma correlati direttamente con l'attività della malattia;

2) test specifici per il treponema: Treponema pallidum haemagglutination assay (TPHA), Treponema pallidum particle agglutination assay (TPPA), fluorescent treponemal antibody absorption test (FTA-ABS), treponemal EIA IgG eIgM. Specifici per il treponema, rimangono generalmente positivi per tutta la vita.

Per la diagnosi di neurosifilide occorre eseguire più test (VDRL e FTA-ABS) sul liquido cefalorachidiano. La neurosifilide può avvenire in qualsiasi stadio della malattia e il test va eseguito sempre in caso di segni clinici di coinvolgimento neurologico o oftalmico.

Tutti i pazienti vanno sottoposti a test sierologico per HIV, poiché la coinfezione con HIV comporta una maggior rischio di complicanze neurologiche e di fallimenti terapeutici.
 

 

Il farmaco d'elezione per il trattamento della sifilide in tutti gli stadi è la penicillina G per via parenterale (l'unico farmaco con documentata efficacia nella terapia dell'infezione in gravidanza). In caso di allergia al farmaco occorre desensibilizzare e trattare.
I trattamenti con antibiotici alternativi, in caso di soggetti allergici alla penicillina, non sono supportati da dati sufficienti. Alcune terapie potenzialmente efficaci (doxiciclina, tetracicline, azitromicina, ceftriaxone), in assenza di dati certi, se utilizzate impongono un follow up particolarmente serrato.

La reazione di Jarisch-Herxheimer - che può comparire entro 24 ore dall'inizio della terapia per la sifilide - è una risposta acuta febbrile, accompagnata da cefalea e mialgie ed altri sintomi generali. La reazione può provocare parto pretermine o causare sofferenza fetale nelle donne in gravidanza, ma per le ben più gravi conseguenze legate all'eventuale infezione fetale, questo non deve ostacolare o ritardare la terapia (è presente un approfondimento in Come trattare la sifilide in gravidanza? ).

I regimi di trattamento raccomandati dalla agenzia federale statunitense Centers for Disease Control and Prevention (CDC) nei diversi stadi della malattia sono:

 

Sifilide primaria, secondaria e infezione latente di recente insorgenza:

  • 2.4 milioni di unità IM in singola somministrazione di penicillina G benzatina (disponibile in Italia come benzilpenicillina benzatinica)
  • per i bambini 50.000 unità/kg IM in singola somministrazione). 
 

Sifilide terziaria e infezione latente di lunga o sconosciuta durata:

  • 2.4 milioni di unità IM di penicillina G benzatina alla settimana, in singola somministrazione, per 3 settimane (bezilpenicillina benzatinica).
  • Se il paziente manca una dose, dal punto di vista farmacologico un intervallo di 10-14 giorni tra le somministrazioni è ancora accettabile, se invece si tratta di una donna in gravidanza occorre ricominciare il ciclo di terapia dall'inizio.
 

Neurosifilide:

  • 18-24 milioni di unità di penicillina G al giorno, per via endovenosa in infusione continua o 3-4 milioni di unità ogni 4 ore, per 10-14 giorni
  • penicillina G procaina 2.4 milioni di unità al giorno IM più probenecid 500mg per os 4 volte al giorno per 10-14 giorni.
 

Le persone che hanno avuto rapporti sessuali con partner infetti a qualunque stadio devono essere valutate attentamente, tenendo conto delle seguenti raccomandazioni:

  • le persone che hanno avuto rapporti nei 90 giorni precedenti la diagnosi di sifilide primaria, secondaria o latente recente nel partner, potrebbero essere infettate, e devono essere trattate farmacologicamente in modo presuntivo, anche se sierologicamente negativi
  • nell'impossibilità di effettuare un test sierologico o di poter attuare un follow up, la stessa raccomandazione si applica in caso di rapporti antecedenti i 90 giorni
  • in caso di partner con infezione latente di durata sconosciuta e titoli anticorpali alti (>1:32), ci si comporta come nella infezione latente recente
  • in caso di partner con infezione latente di vecchia data, le persone a rischio devono essere valutate clinicamente e sierologicamente ed eventualmente, in base ai risultati, trattate.
 
 

 

File allegati:

Data di pubblicazione: 11.12.2008

 
 
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