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Evidence based obstetric

 
 

Murray Enkin, insieme a Iain Chalmers e Marc Keirse, può essere a ragione considerato uno degli ideatori e dei fondatori della Cochrane Collaboration (CC).
Durante un anno sabbatico trascorso a Oxford, Murray Enkin lavorò insieme a Iain Chalmers alla identificazione e alla classificazione degli studi clinici disponibili in ostetricia. Da questo primo lavoro nacque Effectiveness and Satisfaction in Antenatal Care [1].
Nel 1986 e 1987, durante una altro anno sabbatico, per rispondere alle domande sulla efficacia di specifici trattamenti assistenziali in gravidanza, parto e puerperio, Enkin e Chalmers, cui si era nel frattempo unito Keirse, commissionarono revisioni sistematiche della letteratura, sintetizzandone - quando appropriato - i risultati in metanalisi. L'idea di una collaborazione internazionale, finalizzata alla elaborazione di revisioni sistematiche di studi clinici controllati randomizzati, si concretizzò infine con la pubblicazione, nel 1989, di Effective Care in Pregnancy and Childbirth (ECPC), A Guide to Effective Care in Pregnancy and Childbirth (GECPC) [2] e The Oxford Database of Perinatal Trials (ODPT). All'epoca, nessun'altra disciplina clinica disponeva di un database altrettanto valido e esaustivo per valutare l'efficacia di propri interventi.

Nel 1992, motivato dal successo ottenuto dalle revisioni sistematiche dell'assistenza ostetrica, il Servizio sanitario pubblico del Regno Unito (British National Health Service) decise estendere il campo di ricerca, finanziando il primo Cochrane Centre per "favorire la preparazione di revisioni sistematiche di studi clinici controllati randomizzati dell'assistenza sanitaria". Il gruppo gravidanza e parto divenne, in ottobre, il primo gruppo di revisione registrato nella CC.
Ancora oggi, principi e attività della CC si fondano sul modello alla cui definizione ha contribuito Murray Enkin: enfasi sull'egualitarismo e la collaborazione in luogo della gerarchia e della competizione che prevale in medicina e nell'accademia; adesione a rigorosi standard di efficacia con minimizzazione dei bias; coinvolgimento di professionisti di discipline e paesi diversi e dei cittadini che utilizzano i servizi sanitari; accesso a informazione valide; adesione appassionata dei partecipanti [3].

Parallelamente, altre conoscenze si sono accumulate sul trasferimento dei risultati della ricerca scientifica a professionisti e cittadini ed è aumentata la consapevolezza che la disseminazione di queste informazioni patient-oriented [4] può essere facilitata - o anche resa più complicata [5] - dalla tecnologia. E' stato osservato come le innovazioni che la tecnologia informatica apporta non si riducano a un più facile accesso alle fonti, ma investano prospettive, setting e contesti diversi [6], offrendo potenzialità ancora solo parzialmente esplorate, come quella di costruire organizzazioni spontanee la cui imprevedibile interazione può fornire la riposta a quesiti che sono ancora senza risposta [7].

Una delle principali finalità di SaPeRiDoc è favorire il trasferimento dei risultati della ricerca nella pratica clinica. Per illustrarlo, al momento di aprire il sito scegliemmo un testo di Enkin, La necessità di una ostetricia basata sulle prove di efficacia, pubblicato nel 1996.
Murray Enkin 10 anni dopo è tornato sull'argomento con un intervento tradotto da Saperidoc in cui racconta Mezzo secolo di assistenza alla maternità: qui si domanda perché, nonostante il forte razionale, la diffusione capillare e i moltissimi riconoscimenti ricevuti, l'ostetricia basata sulle prove non abbia avuto un grande effetto sulla pratica ostetrica: "Che cosa stava accadendo? Non riuscivamo a capire. Le evidenze erano chiare, disponibili, note. Perché la gente non le ascoltava? Non capivamo, ma altra gente più saggia e più astuta sì".
Analizzando questo (parziale) insuccesso, Enkin ha tracciato una distinzione fra problemi semplici, complicati e complessi per arrivare a concludere che: "Basarsi sulle prove di efficacia è un approccio necessario, ma non sufficiente per migliorare l'assistenza alla maternità. Migliorare l'assistenza alla maternità, o conciliarla con i nostri valori umani, non è un'operazione semplice, né complicata. È, piuttosto, un problema complesso [...]".

Lo stesso tema è stato poi sviluppato successivamente in due pubblicazioni [8,9], una delle quali [9] disponibile in testo integrale.

 
 

Bibliografia

1. Enkin M, Chalmers I, eds. Effectiveness and satisfaction in antenatal care. Clinics in developmental medicine nos. 81/82. London, UK: Spastics International Medical Publications; 1982
2. Enkin M, Keirse M, Neilson J, Crowther C, Duley L, Hodnett E and others. A guide to effective care in pregnancy and childbirth. Third edition. Oxford, UK: Oxford University Press; 2000 [Testo integrale]
3. Sakala C, Swenson N. Murray Enkin: Celebration and tribute. Birth 1999;26:1-3 [Medline]
4. Grandage KK, Slawson DC, Shaughnessy AF. When less is more: a practical approach to searching for evidence-based answers. J Med Libr Assoc 2002;90:298-304 [Testo integrale]
5. Westberg EE, Miller RA. The basis for using internet to support the information needs of primary care. JAMIA 1999;6:6-25 [Testo integrale]
6. Oh H, Rizo C, Enkin M, Jadad A.What Is eHealth (3): A Systematic review of published definitions.J Med Internet Res 2005;7:e1 [Testo integrale]
7. Jadad AR, Enkin MW, Glouberman S, Groff P, Stern A. Are virtual communities good for our health? BMJ 2006;332:925-6 [Medline]
8. Glouberman S, Enkin M, Groff P, Jadad A, Stern A; The Clinamen Collaborative. Entrenched health care practices and complex systems.Aust Health Rev 2006;30:7-11 [Testo integrale]
9. Enkin MW, Glouberman S, Groff P, Jadad AR, Stern A. Beyond evidence: the complexity of maternity care. Birth 2006;33:265-9

 
 

Data di pubblicazione: 10.06.2021

  1. SaperiDoc
Direzione generale cura della persona, salute e welfare
Via Aldo Moro 21, Bologna