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Tecniche locali

 

A quale età si fanno nelle società di origine

L'età dell'intervento varia a seconda dei paesi e dei gruppi di appartenenza. In generale le MGF vengono praticate su bambine e ragazze che non hanno ancora compiuto i 15 anni:

  • l'escissione viene spesso praticata subito dopo la nascita
  • varie forme di escissione e infibulazione possono essere eseguite su bambine tra i 4 e i 12 anni
  • in alcune comunità possono essere eseguite prima del matrimonio o durante la prima gravidanza

Qualche esempio:

  • In Nigeria gli interventi di MGF vengono tendenzialmente compiuti su neonate entro le prime due settimane di vita
  • In Etiopia, Mali, e Mauritania circa la metà delle MGF viene praticata su bambine sotto i 5 anni
  • In Sudan, tra i 2 e gli 8 anni.
  • In Egitto le MGF possono venire praticate su bambine in età compresa tra 5 e 14 anni.
 

I contesti rituali

Esistono, a seconda delle popolazioni, vari livelli di ritualizzazione della pratica, dal grado zero di una operazione effettuata nella privatezza delle proprie mura domestiche, chiamando a casa la operatrice tradizionale, al grado massimo della festa organizzata per gruppi di bambine.

Nei casi più elaborati le bambine vengono preparate attraverso diversi riti codificati (per es. un'acconciatura di capelli particolare o l'allontanamento e l'isolamento temporaneo), vengono operate in ambienti appositi e circondate da donne che cantano, vengono poi festeggiate in grandi cerimonie che celebrano il nuovo status sociale attraverso l'offerta di doni.

Le pratiche locali prevedono figure considerate specializzate, operatrici e operatori tradizionali o le donne più anziane della comunità, e l'utilizzo di arnesi artigianali (come per es. il gundura, una stecca di legno di palma a forma conica). Oggi gli interventi in ambienti non controllati dal punto di vista igienico si fanno sempre più rari, a fronte di un aumento delle procedure medicalizzate.

Le tecniche tradizionali

La tecnica di escissione della clitoride (Tipo I e II) prevede che essa venga afferrata tra pollice e indice, tirata in fuori e incisa o tagliata via. L'emorragia che ne deriva si arresta fasciando la ferita con garze o altre sostanze e applicando un bendaggio a pressione. L'escissione può essere estesa, andando a comprendere anche il prepuzio e le piccole labbra, ma può anche consistere solo di una minima escoriazione o incisione del clitoride da cui stillare alcune gocce di sangue.

La tecnica di infibulazione (Tipo III), quando è effettuata in ambiente rurale, implica che i due lati della vulva vengano suturati insieme usando spine e catgut (per es. spine di acacia in Somalia, filo di seta in Sudan). Attraverso questi strumenti l'orifizio vaginale viene quasi interamente chiuso, lasciando soltanto un foro molto piccolo (si dice che ci deve passare solo un grano di miglio o un chicco di riso) per permettere il deflusso dell'urina e del sangue mestruale. Il foro viene mantenuto aperto fino alla cicatrizzazione grazie all'inserimento di una sottile scheggia di legno.

Per facilitare la cicatrizzazione vengono impiegate sostanze adesive, misture di ingredienti naturali come zucchero, gomma, tuorlo d'uovo, succo di limone, olio caldo, tè, infusi di acacia o miscugli di erbe. Per dissipare gli odori sgradevoli vengono bruciate delle erbe aromatiche e della linfa essiccata.

Per ridurre i rischi di riapertura della ferita, al termine della operazione le gambe della paziente vengono legate tra di loro dall'anca fino alle caviglie, per un periodo di mobilità limitata.

Alla pratica dell'infibulazione si collega la tecnica della deinfibulazione, ossia la riapertura della cicatrice dell'infibulazione, che viene eseguita al momento del primo rapporto sessuale oppure al momento del parto per consentire la nascita del feto, o ancora se è necessario un intervento medico chirurgico a livello della vulva. Una parziale deinfibulazione, cioè la riapertura progressiva dello strato di pelle che ricopre l'orifizio vaginale, può accadere in modo "naturale" durante i rapporti sessuali, ma al costo di sforzi dolorosi per entrambi i partner.

Una reinfibulazione può essere effettuata successivamente alla deinfibulazione, ma anche in altri casi, per esempio su richiesta di una donna divorziata o vedova che intende risposarsi e presentarsi come "vergine" al proprio futuro partner.

 

La medicalizzazione della pratica

Oggi si osserva una progressiva medicalizzazione dell'operazione, cioè la sua effettuazione non in contesti domestici e attraverso tecniche e strumenti tradizionali, bensì in ambiti ospedalieri o comunque controllati da personale sanitario.

In molti paesi, forse a causa delle campagne sulle conseguenze sanitarie negative delle MGF, c'è stato un evidente aumento della percentuale di operazioni MGF in contesti medicalizzati.

Secondo i dati OMS sulla medicalizzazione della pratica, oggi il 94% delle donne in Egitto organizzano per le loro figlie questa forma controllata di MGF, 76% nello Yemen, 65% in Mauritania, 48% in Costa d'Avorio, 46% in Kenya.

Le conseguenze di questa tendenza a medicalizzare la pratica non vanno date per scontate e sono materia di discussione. Da un lato essa può ridurre le complicazioni sanitarie, d'altro lato rischia di legittimare le MGF riducendo la possibilità di una loro dismissione a lungo termine.


Kimani S, Barrett H, Muteshi-Strachan J. Medicalisation of female genital mutilation is a dangerous development. BMJ 2023; 380 :p302
 

Ultimo aggiornamento: ottobre 2023

 
 
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