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Pillola e allattamento

Contraccezione progestinica

I metodi progestinici sono considerati compatibili con l’allattamento. Gli studi osservazionali condotti sul loro impiego non hanno registrato conseguenze su volume e composizione del latte materno o hanno rilevato un lieve aumento della produzione di latte e della durata dell’allattamento, ma ulteriori ricerche sono necessarie per precisare se e quali sono gli effetti della contraccezione ormonale su qualità e quantità del latte materno [1].

Non sono state osservate differenze sull’accrescimento del bambino, anche se gli studi non distinguono tra allattamento materno esclusivo e parziale [2-4]. Un unico studio ha mostrato per i metodi progestinici una parziale protezione da perdita di massa ossea per la madre [5].

La maggior parte degli autori propongono di iniziare la contraccezione progestinica sei-otto settimane dopo il parto, a lattazione stabilizzata, anche se un’introduzione precoce non avrebbe effetti sull’allattamento e sul neonato. I metodi progestinici sono considerati compatibili con l’allattamento dalla American Academy of Pediatrics [6].

I metodi disponibili in Italia sono:

  • minipillola
  • medrossiprogesterone acetato depot, per iniezione i.m.
  • IUD a rilascio di levonorgestrel
 

La maggior parte delle acquisizioni sulla minipillola si basa su preparati contenenti levonorgestrel; sono ancora poche le informazioni sui preparati contenenti desogestrel.
L’uso della minipillola richiede alcune precisazioni:

  • l’assunzione deve avvenire sempre alla stessa ora (intervallo di ritardo ammissibile inferiore a tre ore), per minimizzare il rischio di sanguinamenti irregolari e di fallimenti;
  • assunta durante l’allattamento, la minipillola provoca, rispetto all’uso comune, meno frequentemente perdite ematiche irregolari.