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I Rapporti Nascita

Le disuguaglianze in Emilia-Romagna

 
 

Le disuguaglianze sono state analizzate utilizzando come proxy il paese di nascita per le donne straniere e il titolo di studio per le donne italiane e combinando le informazioni sugli esiti registrati nel 2015 e nel 2016 [1]. Solo per l'esito natimortalità sono stati utilizzati i dati del periodo 2010-2016. Le analisi sono state condotte considerando i confondenti età, parità, stato civile, titolo di studio, condizione occupazionale, indice di massa corporea (IMC) pregravidico, abitudine tabagica della madre e ricorso a procreazione medicalmente assistita (PMA).

Avere almeno un genitore nato all'estero è associato alla maggiore probabilità che la madre sia seguita in gravidanza dal servizio pubblico; questa probabilità è più di 10 volte superiore fra i genitori entrambi nati all'estero rispetto ai genitori nati in Italia e decresce, pur mantenendo una stima statisticamente significativa, nelle altre tipologie di coppia. Almeno un genitore nato all'estero, rispetto a entrambi genitori nati in Italia, è una condizione associata a esiti avversi materni e neonatali. Il rischio di una assistenza inappropriata in gravidanza cresce gradualmente dalla condizione in cui solo il padre è nato all'estero a quella in cui entrambi i genitori sono nati all'estero. Le donne provenienti dall'Africa sub-sahariana, dall'America centro-meridionale e dal Subcontinente indiano hanno un rischio di taglio cesareo maggiore - in misura statisticamente significativa -rispetto alle donne nate in Italia. Le donne provenienti dall'Europa centro-orientale hanno un rischio aumentato di parto pretermine. Le donne nate nell'Africa sub-sahariana, nel Subcontinente indiano e in altri paesi asiatici hanno un rischio maggiore, in misura statisticamente significativa, di parto pretermine e gravemente pretermine e di avere un bambino con basso peso alla nascita rispetto alle donne italiane. Le donne provenienti dall'Africa sub-sahariana hanno una probabilità all'incirca quadruplicata di avere un bambino con peso alla nascita inferiore a 1500 g rispetto alle italiane. Questo rischio risulta essere maggiore anche tra le donne provenienti dal Subcontinente indiano e fra le donne nate in un paese estero a sviluppo avanzato. Un maggiore rischio di avere un bambino nato morto si rileva per le donne nate in Africa sub-sahariana, nel Subcontinente indiano e in Africa Settentrionale rispetto alle donne nate in Italia. 

Fra le donne italiane, Il rischio di eseguire un TC è maggiore per le donne con scolarità di livello basso e medio di scolarità. Le donne italiane con bassa scolarità, rispetto a quelle laureate, hanno un rischio maggiore di parto pretermine; si rileva un aumentato rischio, ma con una stima dell'effetto inferiore, anche per le donne con livello medio di istruzione. Questo ultimo gruppo di donne ha anche un aumentato rischio di parto gravemente pretermine. Il rischio di avere un bambino con peso molto basso è, invece, maggiore, in misura statisticamente significativa, per le donne con bassa scolarità rispetto alle laureate. Il rischio di avere un nato morto è maggiore per le donne nate in Italia con un livello di scolarità basso rispetto alle donne nate in Italia laureate.
Le professioniste e i professionisti della salute devono ricercare e identificare i fattori di disuguaglianza nelle donne in gravidanza e considerarli fattori di rischio per la salute dell'individuo. Per queste donne, l'attivazione delle reti collaborative tra il settore sanitario, il sociale e le comunità di cittadini ha la funzione di assicurare lo scambio di informazioni tra le parti e la sinergia nella definizione e implementazione di interventi in grado di rispondere ai bisogni della donna/coppia, offrendo una assistenza efficace nel ridurre la frequenza degli esiti avversi associati allo svantaggio sociale.

 

Bibliografia

1. Perrone E, Caranci N, Nappo V. Disuguaglianze e percorso nascita. In: Lupi C, et al. La nascita in Emilia-Romagna. 14° Rapporto sui dati del Certificato di Assistenza al Parto (CedAP) - Anno 2016. Bologna: Regione Emilia-Romagna, 2017. Pagg. 145-64. [Testo integrale]


 
 
 
 
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