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Sostenere l'allattamento

 

Qual è l'efficacia del biological nurturing®?

 

L'approccio all'allattamento che mette al centro il benessere della donna e prevede la posizione semireclinata e rilassata (biological nurturing® -BN) è stato descritto e promosso dall'ostetrica Suzanne Colson a partire dai primi anni del 2000 in Inghilterra [1] e variamente ripreso successivamente anche con denominazioni diverse quali il Gestalt breastfeeding [2] e il Physiologic breastfeeding [3].
La ricercatrice è partita dalla constatazione che, nonostante il susseguirsi di progetti di formazione del personale per migliorare l'assistenza alle donne desiderose di allattare, in Inghilterra la quota di donne che proseguiva l'allattamento a sei settimane dopo il parto (qualunque allattamento) era pari a 48% con solo 21% di donne che allattavano esclusivamente [4].

Da anni gli studiosi dello sviluppo del neonato avevano osservato e identificato alcuni riflessi innati, come il rooting (il girare la testa o le labbra in risposta a uno stimolo tattile) e il sucking (riflesso di suzione) e ne avevano descritto il ruolo nel favorire la poppata [5-7]. Parallelamente si osservavano riflessi o comportamenti del neonato che invece sembravano associarsi a un "rifiuto del seno", tanto che nello stesso manuale sull'allattamento dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization - WHO) c'è un capitolo che discute questo tema [8]. Può capitare infatti che il bambino portato al seno con la schiena sostenuta perché non cada (posizione di nutrimento dorsale), colpisca il seno o la pancia della madre con pugni e calci, tiri indietro la testa e la muova da una parte all'altra come a dire di no. Questi comportamenti possono essere interpretati come rifiuto del seno, causare l'abbandono precoce dell'allattamento ed essere causa di frustrazione per le madri.

In uno studio prospettico su 40 coppie mamme-neonato (70% primi figli, 85% bianchi, 65% nati da parto vaginale spontaneo) videoregistrate durante l'allattamento (45% durante la prima settimana, 30% nella seconda settimana e 25% fra 15 e 31 giorni di vita) è stata valutata l'associazione fra riflessi e comportamenti innati di madre e neonato in relazione alla posizione della madre [9]. Vengono descritti oltre 20 riflessi/comportamenti innati neonatali, classificati in quattro gruppi:


Si osserva che questi riflessi/comportamenti innati agiscono in modo diverso in base alla posizione del neonato. Quando il neonato è supino, anche se la madre lo sostiene applicando una pressione sul dorso (poppata dorsale), i riflessi ostacolano la prossimità del neonato al corpo materno, le gambe e le braccia si agitano, la testa del bambino si allontana dal seno. Quando il neonato è invece prono sul corpo semireclinato della madre questi movimenti sono meno scomposti, più armoniosi e agiscono facilitando la ricerca del seno (movimenti della testa sul seno in avanti e indietro, come un picchio), stimolando il riflesso di eiezione (mani che massaggiano il seno) e rendendo l'attacco non doloroso (il bambino non tira il capezzolo, dal momento che la forza di gravità lo avvicina al seno materno). Il numero di riflessi/comportamenti innati che favoriscono l'attacco al seno è significativamente maggiore quando la madre giace in posizione semireclinata (con la schiena che delimita un angolo con il piano fra 15° e 64°) rispetto a quando è seduta in posizione verticale (angolo superiore a 65°) o distesa e girata su un fianco (angolo inferiore a 15°): 15.9 vs 11.6; valore p inferiore a 0.005 [9].


Nel tempo la ripetizione di osservazioni focalizzate sulla postura della madre e sulla posizione del neonato, sul loro stato generale di benessere e comfort, oltre che sui loro riflessi e comportamenti innati, ha fornito elementi utili per comprendere il ruolo fisiologico di una alimentazione ventrale (comune a quasi tutti i mammiferi), cioè con il neonato prono sul corpo della madre [10,11] e di un contatto stretto fra madre e lattante (zero separation) anche al di fuori dei momenti di allattamento [12] come elementi per favorire il benessere della coppia.

Un primo studio osservazionale condotto nel 2016 ha valutato l'impatto del BN, in associazione ad altri interventi volti a sostenere le donne che volevano allattare, sui tassi di prevalenza di allattamento esclusivo a 5 mesi in neonati seguiti presso un ambulatorio pediatrico a Trieste [13]. Sono stati inclusi tutti i bambini nati oltre 30 settimane di età gestazionale; l'ambulatorio aveva attivato un servizio di consulenza allattamento offerto da una mamma consulente alla pari con competenze sul BN, accesso libero in caso di problemi di allattamento, incontri settimanali per piccoli gruppi sull'alimentazione del neonato. Sono stati seguiti 265 neonati, pari circa a 18% dei nati a Trieste in quell'anno. Per 252 di questi (95.1%) è stato possibile valutare l'esito: il tasso di allattamento esclusivo a 5 mesi (62.3%) è risultato significativamente superiore a quello registrato in tutti i neonati di Trieste (42.9%) e a quello di tutti i neonati del Friuli-Venezia Giulia (30.3%) nello stesso anno [13]. Il follow up esteso a 36 mesi di vita di questi bambini (N=224) ha rilevato tassi di prevalenza di qualunque allattamento più elevati di quelli registrati nella gran parte dei paesi [14]:

 

Un trial controllato randomizzato condotto nel 2018, ha valutato l'applicabilità ed efficacia del BN in un contesto ospedaliero [15]. Le donne gravide che avevano pianificato di partorire presso l'ospedale pediatrico di Trieste e che manifestavano la volontà di allattare e di partecipare allo studio venivano randomizzate al gruppo BN o al sostegno all'allattamento secondo le indicazioni del corso WHO-UNICEF 20 ore (controllo). Gli esiti (problemi al seno, soddisfazione con l'assistenza e prevalenza di allattamento esclusivo) venivano misurati alla dimissione e dopo 7, 30 e 120 giorni. Delle 208 donne incluse nello studio, 188 (90.3%) sono state seguite come previsto fino a 4 mesi dalla dimissione (90 nel gruppo di intervento e 98 nel gruppo di controllo). Alla dimissione si registravano meno problemi al seno (esito primario dello studio): rischio relativo-RR: 0.56 (intervallo di confidenza al 95%-IC95%: 0.40, 0.79). In particolare, risulta significativamente ridotta la frequenza di ragadi (RR 0.42; IC95%: 0.24, 0.74) e di dolore ai capezzoli (0.59; IC95%: 0.40, 0.88). La soddisfazione rilevata non varia nei due gruppi. La prevalenza di allattamento esclusivo (esito secondario, quindi non utilizzato per il calcolo del campione) risulta sempre maggiore nel gruppo intervento (a 4 mesi 71.3% vs 65.3%), anche se la differenza non raggiunge la significatività statistica (Figura) [15].

 
Grafico che riporta la prevalenza di allattamento nei vari momenti dello studio
Figura. Andamento dell'allattamento nel gruppo intervento (BN) e controllo durante lo studio [modificata da 15]. Cliccare sull'immagine per ingrandire.
 

L'utilizzo del BN risulta quindi efficace e fattibile in un contesto in cui c'è attenzione al sostegno alle donne che allattano, come dimostrato dagli alti tassi di allattamento registrati a Trieste, anche nel gruppo di controllo.

Una revisione sistematica di trial controllati randomizzati o quasi randomizzati (12 studi, 1936 donne incluse) condotti in Cina [16] conferma l'efficacia dell'approccio BN:

Nessun effetto viene invece rilevato rispetto al confort della posizione (4 studi, 660 donne, in due studi l'esito è misurato con una variabile continua e in due con una variabile dicotomica) [16].

 
 

Bibliografia

1. Colson S. Cuddles, biological nurturing, exclusive breastfeeding and public health. J R Soc Promot Health 2003;123:76-7 [Medline]
2. Douglas P, Keogh R. Gestalt breastfeeding: helping mothers and infants optimize positional stability and intraoral breast tissue volume for effective, pain-free milk transfer. J Hum Lact 2017;33:509-18 [Medline]
3. Schafer R, Genna CW. Physiologic breastfeeding: a contemporary approach to breastfeeding initiation. J Midwifery Womens Health 2015;60:546-53 [Medline]
4. NHS. Infant feeding survey 2005. [Testo integrale]
5. Prechtl H. The Neurological examination of the full term newborn infant. Londra 1977, William Heinemann ed.
6. Dubowitz LMS, Dubowitz V. The Neurological assessment of the preterm and full-term newborn infant. 1981 Cambridge University Press, 1st ed.
7. Brazelton TB, Nugent JK. Neonatal behavioral assessment scale. Londra 1995, Mac Keith ed.
8. World Health Organization. Breastfeeding counselling a training course. World Health Organization CD programme Unicef. Participants' manual, part two - sessions 16. [Testo integrale]
9. Colson SD, Meek JH, Hawdon JM. Optimal positions for the release of primitive neonatal reflexes stimulating breastfeeding. Early Hum Dev 2008;84:441-449 [Medline]
10. Colson S. Biological Nurturing: the laid-back breastfeeding revolution. Midwifery Today Int Midwife 2012;66:9-11 [Medline]
11. Colson S. Does the Mother's Posture Have a Protective Role to Play During Skin-to-Skin Contact? Research Observations and Theories. Clinical Lactation 2014;2:41-50 [Testo integrale]
12. Bergman NJ. The neuroscience of birth--and the case for Zero Separation. Curationis 2014;37:e1-e4. [Medline]
13. Milinco M et al. Prevalence of breastfeeding in a baby-friendly pediatric practice: an experience in Trieste, Italy. Int Breastfeed J 2019;14:44 [Medline]
14. Milinco M, et al. Prevalence of breastfeeding in a baby-friendly pediatric practice in Trieste, Italy: follow up to 36 months of age. Int Breastfeed J 2021;16:93 [Medline]
15. Milinco M et al; Trieste BN (Biological Nurturing) Investigators. Effectiveness of biological nurturing on early breastfeeding problems: a randomized controlled trial. Int Breastfeed J 2020;15:21 [Medline]
16. Wang Z, et al. The effectiveness of the laid-back position on lactation-related nipple problems and comfort: a meta-analysis. BMC Pregnancy Childbirth 2021;21:248 [Medline]

 
 
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