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Rapporto

Mortalità perinatale in Emilia Romagna 2014-2018

 
Natimortalità

Dal 2014 in Emilia-Romagna è stata avviata la sorveglianza attiva della mortalità endouterina fetale (MEF). I casi considerati sono tutti quelli occorsi a partire da 22 settimane di gestazione, secondo la definizione dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) [1].
Per ogni evento di morte in utero, segnalato da un referente del punto nascita, si organizza un audit locale, coinvolgendo un gruppo multidisciplinare di professionisti che discute i casi, analizza i risultati delle indagini eseguite secondo un protocollo diagnostico-assistenziale e definisce la causa principale di morte, la sua potenziale evitabilità e la qualità dell'assistenza erogata. I casi sottoposti ad audit locale sono successivamente revisionati e discussi da un ulteriore gruppo multidisciplinare - attraverso un'indagine confidenziale - a livello regionale. Dal 2019 la sorveglianza è stata estesa anche alle morti neonatali precoci (0 - 6°giorno di vita).  
L'obiettivo generale della sorveglianza attiva della mortalità fetale endouterina e della mortalità neonatale nella prima settimana di vita è la produzione di stime della mortalità perinatale e di informazioni utili a prevenire il maggior numero di decessi perinatali.


Il rapporto Mortalità perinatale in Emilia-Romagna 2014-2018 [2] illustra i risultati della sorveglianza della mortalità in utero. Queste informazioni sono accompagnate da una analisi dei dati - presenti nei flussi sanitari correnti - dei neonati deceduti nella prima settimana di vita.

 

Risultati. Fra il 2014 e il 2018 la mortalità perinatale in Emilia-Romagna è risultata pari a 4.21 per 1000 nati vivi e morti (726 casi): la componente di mortalità intrauterina è prevalente rispetto a quella neonatale precoce, che, in circa due casi su cinque, si verifica nelle prime 24 ore di vita.
La causa più frequente di MEF è rappresentata dalla patologia placentare (circa un terzo dei casi); seguono le patologie del cordone ombelicale, le cause infettive, le patologie fetali e quelle materne.
In particolare:

  • le morti fetali precoci (22-27 settimane) sono riconducibili prevalentemente a una causa infettiva o a una patologia materna;
  • le morti dei feti in epoca gestazionale pretermine e late preterm (28-36 settimane) sono prevalentemente associate a patologia placentare o fetale;
  • il rischio correlato a patologie del cordone ombelicale è invece più elevato nelle donne con stili di vita non salutari (fumo e obesità), come rilevato dall'analisi univariata.

Le cause più frequenti di mortalità neonatale precoce sono la prematurità e sue complicanze (20.2%), le patologie respiratorie (19.7%) e le anomalie congenite (18.6%).
L'audit e le indagini confidenziali hanno indicato una assistenza adeguata in 83.3% dei casi di nato morto in epoca ante-partum e in 95.1% dei casi occorsi in intra-partum.
La sorveglianza ha consentito, inoltre, di identificare le aree su cui avviare processi di miglioramento: monitoraggio ecografico, gestione di diabete o ipertensione, compliance della donna e tempi di accesso ai servizi.

 

Bibliografia

1. World Health Organization. Neonatal and perinatal mortality. Country, Regional and Global Estimates; 2006
2. Facchinetti F, Gargano G, Monari F, Salerno C, Perrone E, Po G, D'Amico R per il gruppo Audit Regionale. Gennaio 2020. Regione Emilia-Romagna

 
 
  1. SaperiDoc
Direzione generale cura della persona, salute e welfare
Via Aldo Moro 21, Bologna