Menu
Il coronavirus è un virus a singolo filamento di RNA dotato di capsula [1]. Dei quattro generi di coronavirus esistenti (alfa, beta, gamma e delta) i primi due sono noti per infettare l'uomo e vengono detti coronavirus umani (HCoV nell'acronimo inglese) [2]. Alcuni coronavirus umani sono endemici e causano fra 10% e 30% delle infezioni delle prime vie respiratorie, generalmente con decorso lieve [3-5].
Il 30 dicembre 2019 in Cina, dal lavaggio broncoalveolare di un paziente con polmonite interstiziale di origine sconosciuta, è stato isolato un nuovo coronavirus umano [4,5]. Dopo alcuni giorni, il 10 gennaio, il genoma del virus isolato da questo paziente è stato condiviso dai cinesi attraverso la comunità on-line virological.org [4,6,7]: questo ha permesso ai ricercatori di tutto il mondo di attivarsi per sviluppare i test diagnostici. Il primo test basato su real time polymerase chain reaction (PCR) è stato messo a punto il 21 gennaio dallo stesso gruppo di ricercatori di Berlino che aveva lavorato sul virus SARS della precedente epidemia nel 2002/2003 [6].
Il virus potrebbe avere origine zoonotica: lo studio della sequenza del genoma mostra una elevata similitudine con quello del coronavirus dei pipistrelli; è stato ipotizzato che il serpente possa fungere da serbatoio per il virus e pipistrelli, visoni e pangolini di Quandong da ospiti intermedi prima del passaggio all'uomo [1,7], ma non si hanno certezze al riguardo [5,7].
Il giorno 11 febbraio, il comitato internazionale sulla tassonomia dei virus (International Committee on Taxonomy of Viruses -ICTV) ha assegnato al nuovo coronavirus il nome SARS-CoV-2 (severe acute respiratory syndrome coronavirus 2). Il nome è stato scelto sulla base della somiglianza genetica con il virus responsabile dell'epidemia di SARS nel 2002-2003. Anche se geneticamente correlati i due virus sono, però, differenti [8]: la malattia da SARS-CoV nel 2002/2003 si caratterizzava per una sintomatologia respiratoria grave in gran parte dei soggetti infetti, così come quella causata da MERS-CoV nel 2012 [4], mentre quella da SARS-CoV-2, denominata CoVID-19, ha più frequentemente un decorso lieve.
In considerazione di queste differenze - e per evitare che nell'opinione pubblica si generi una sensazione di distorta gravità dell'infezione da SARS-CoV-2 - nelle comunicazioni ai cittadini, anche da parte di WHO, si trova più spesso questa dizione: virus che causa CoVID-19 o CoVID-19 virus [8]. Ma il nome del virus è SARS-CoV-2.
SARS-CoV-2 è un virus poco resistente: viene inattivato se esposto a una temperatura di 56°C per 30 minuti, o se trattato con etanolo al 75%, o con disinfettanti a base di cloro e acido peracetico (qui misure di prevenzione) [1].
1. Lu Q, Shi Y. Coronavirus disease (COVID-19) and neonate: What neonatologist need to know. J Med Virol 1 marzo2020
2. de Wilde AH, et al. Host factors in coronavirus replication. Curr Top Microbiol Immunol 2018;419:1-42
3. Paules CI, et al. Coronavirus Infections-More Than Just the Common Cold JAMA 2020
4. Ralph R, et al. 2019-nCoV (Wuhan virus), a novel Coronavirus: human-to-human transmission, travel-related cases, and vaccine readiness. J Infect Dev Ctries 31 gennaio 2020;14:3-17
5. WHO joint Report of the WHO-China Joint Mission on Coronavirus Disease 2019 (COVID-19). 16-24 febbraio 2020
6. Corman VM, et al. Detection of 2019 novel coronavirus (2019-nCoV) by real-time RT-PCR. Euro Surveill. gennaio 2020;25(3):2000045
7. Cheng ZJ, Shan J. 2019 Novel coronavirus: where we are and what we know. Infection 18 febbraio 2020
8. World Health Organization. Naming the coronavirus disease (COVID-19) and the virus that causes it. Dal portale web.
Data di pubblicazione: 19.03.2020