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In breve
i bambini non sono esenti dal contagio se esposti al virus, ma, in diversi contesti, sembrano essere a minor rischio di contrarre l'infezione. Se questo dipenda dalle diverse dinamiche comportamentali o da fattori intrinseci ai bambini è da capire.
Nel paese veneto di Vò Euganeo - 3.275 abitanti, superficie di circa 20 km quadrati - si è verificato il primo decesso associato a CoVID-19 il 21 febbraio 2020. Il paese, isolato con quarantena di tutti i cittadini dal 23 febbraio al giorno 8 marzo, fornisce un utile caso di studio per analizzare alcune caratteristiche della diffusione del nuovo virus [1]. L'intera popolazione è stata sottoposta, in due periodi successivi, al test con tampone nasofaringeo per la ricerca di SARS-CoV-2: il primo nella settimana fra 21 e 29 di febbraio, a inizio del periodo di confinamento, ha coinvolto 85.9% della popolazione, la prevalenza di infezione è risultata pari a 2.6% (intervallo di confidenza al 95% - IC95%: 2.1, 3.3) con 73 soggetti positivi su 2.812 testati. La seconda serie di test è occorsa prima della fine del confinamento, il 7 marzo, ha riguardato 71.5% della popolazione e ha evidenziato una prevalenza di infezione di 1.2% (IC 95%: 0.8, 1.8) con 29 soggetti positivi su 2.343 testati, di cui 8 nuovi casi. In totale quindi 81 abitanti del paese sono risultati positivi. La quota di soggetti positivi asintomatici è rilevante (43.2%): in particolare 30/73 al primo round e 13/29 al secondo round di test. La carica virale rilevata non differisce fra soggetti sintomatici e soggetti asintomatici. Nessuno dei 234 bambini testati è risultato positivo, nonostante la presenza di contatti positivi fra i familiari in almeno 13 casi. I sintomi riportati più frequentemente sono la febbre e la tosse. Degli 81 soggetti risultati positivi ne vengono ricoverati 14 (17.2%); si tratta in gran parte di persone di età compresa fra 61 e 80 anni (9 casi). Si stima che 4.4% dell'intera popolazione del paese sia stata esposta al virus. La gran parte dei soggetti risultati positivi (67.7%) si negativizza entro due settimane, con una media per la clearance virale pari a 9.3 giorni (range: 8-13 giorni). Il contact tracing degli 8 nuovi casi identificati fra il primo e il secondo round permette di evidenziare che cinque soggetti rimangono asintomatici lungo tutto il periodo della positività e che il contagio è avvenuto anche a partire da casi asintomatici. Il periodo di infettività è stimato essere di 4-8 giorni. La procedura di confinamento, il cosidetto lockdown, riduce la trasmissibilità del virus di 89-99% portando l'intervallo temporale fra esordio del caso infettante ed esordio del caso infettato (serial interval) da 6.9 giorni a 10.1 giorni [1].
Ulteriori studi sulle dinamiche di trasmissione in cluster che coinvolgono soggetti in età pediatrica, uno in famiglie cinesi [2], uno in uno chalet di montagna francese [3] e uno in una unità pediatrica di dialisi [4], forniscono ulteriori elementi che suggeriscono che anche i bambini sono a rischio di essere contagiati da SARS-CoV-2 quando esposti, ma con una suscettibilità probabilmente inferiore a quella degli adulti.
Nella ricerca cinese si valuta il rischio di trasmissione da 105 casi indice - soggetti che avevano avuto rapporti diretti o indiretti con la città di Wuhan risultati positivi al tampone nasofaringeo - ai loro 392 contatti intra-famigliari, cioè persone conviventi rimaste a contatto per almeno 24 ore dall'inizio dei sintomi o della positività dei casi indice [2]. L'età media dei casi indice è di 51 anni (range 25°-75° percentile: da 39 a 60 anni), 62% è stato a Wuhan, sintomi riportati più frequentemente sono febbre (53%), tosse (30%) e affaticamento (19%). Poco più di 10% dei casi indice (14 soggetti) si è immediatamente auto-isolato dopo l'esordio dei sintomi, utilizzando la mascherina, vivendo e mangiando separatamente dal resto della famiglia. Il numero medio di componenti delle famiglie dei casi indice è di 4 soggetti (range 25°-75°percentile: da 3 a 6 membri), con una età media per gli adulti (n=292) pari a 46 anni (range 25°-75°percentile: da 32 a 58 anni) e per i bambini (n=100) di 6.5 anni (range 25°-75° percentile: da 4 a 11 anni). Il tasso di attacco secondario (cioè quanti dei contatti dei casi indice si infettano) è pari a 16.3% (64/392) con una differenza che dipende dall'età: nei soggetti in età pediatrica è pari a 4% (4 casi), negli adulti è 17.1%.
Due studi su popolazioni più estese, uno negli USA [5] e uno in Islanda [6], confermano la minore diffusione dell'infezione da SARS-CoV-2 nei bambini.
Il bollettino settimanale su morbosità e mortalità a cura del CDC statunitense, nell'analisi relativa ai casi di CoVID-19 registrati dal 12 febbraio al 2 aprile di cui è nota l'età (149.082 soggetti), identifica un numero contenuto di positivi in età pediatrica (<18 anni): sono 2.572 i positivi (1.7% del totale), mentre nella popolazione generale statunitense questa fascia di età rappresenta il 22% del totale [5].
Nello studio di popolazione condotto in Islanda sono stati sottoposti a tampone nasofaringeo [6]:
Risulta positivo 13.3% della popolazione a rischio e 0.8% della popolazione generale. La prevalenza è nettamente inferiore nei bambini: nel gruppo a rischio sono positivi 38/564 (6.7%) dei bambini <10 anni e 1183/8635 (13.7%) dei soggetti ≥10 anni. Fra gli asintomatici nessuno degli 848 bambini <10 anni è risultato positivo mentre lo sono 100/12.232 soggetti ≥10 anni (0.8%). Lo studio islandese evidenzia anche una minore prevalenza di infezione nella popolazione femminile (11% vs 16.7% dei maschi nella popolazione a rischio e 0.6% vs 0.9% dei maschi nella popolazione generale) [6]: gli autori concludono che la minore incidenza fra i bambini e la popolazione femminile potrebbe dipendere sia da una minore esposizione al virus dovuta a dinamiche relazionali diverse in questi gruppi che a una maggiore resistenza biologica.
Un viewpoint del 5 maggio sintetizza questi e altri studi e li commenta alla luce dell'affidabilità della sorveglianza sierologica attualmente possibile: la conclusione è che, con tutti i limiti dovuti a possibili bias di selezione nella popolazione testata o alla maggiore difficoltà nell'eseguire correttamente tamponi nasofaringei nei bambini, con possibile aumento del tasso di falsi negativi, la consistenza dei dati ottenuti in diversi setting e paesi suggerisce che i bambini abbiano un rischio effettivamente minore, rispetto agli adulti, di infettarsi con SARS-CoV-2 [7].
1. Lavezzo E et al. Suppression of COVID-19 outbreak in the municipality of Vo', Italy. Pre-print [Testo integrale]
2. Li W et al. The characteristics of household transmission of COVID-19. Clin Infect Dis 2020 Apr 17:ciaa450 [Medline]
3. Danis K et al; Investigation Team. Cluster of coronavirus disease 2019 (Covid-19) in the French Alps, 2020. Clin Infect Dis 2020 Apr 11:ciaa424 [Medline]
4. Schwierzeck V et al. First reported nosocomial outbreak of severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 (SARS-CoV-2)in a pediatric dialysis unit. Clin Infect Dis 2020 Apr 27:ciaa491 [Medline]
5. CDC COVID-19 Response Team. Coronavirus Disease 2019 in Children — United States, February 12-April 2, 2020. MMWR Morb Mortal Wkly Rep 2020 Apr 10;69(14):422-426 [Testo integrale]
6. Gudbjartsson DF et al. Spread of SARS-CoV-2 in the Icelandic Population. N Engl J Med 2020 Apr 14:NEJMoa2006100 [Medline]
7. Munro APS, Faust SN. Children arenot COVID-19 super spreaders: time to go back to school. Arch Dis Child 2020May 5:archdischild-2020-319474 [Medline]
Data di pubblicazione: 10.05.2020