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In breve
Dalle poche segnalazioni disponibili sembrerebbe che i bambini trasmettano l'infezione da virus SARS-CoV-2 meno efficacemente degli adulti.
Sono pochi gli studi sulla capacità dei bambini di trasmettere l'infezione da SARS-CoV-2.
L'attività di contact tracing condotta in Francia a seguito di un caso di positività in un uomo che aveva soggiornato per qualche giorno a Singapore e che, prima di fare ritorno a casa in Inghilterra, aveva villeggiato per alcuni giorni in uno chalet sulle Alpi Francesi durante i quali aveva manifestato un lieve malessere deporrebbe per una scarsa capacità dei bambini di trasmettere l'infezione [1]. Scoperta la positività del caso indice le autorità francesi identificano i 16 contatti, di cui 12 risultano positivi (tasso di attacco secondario 75%); si è inoltre verificato un caso terziario (persona contagiata da un caso secondario). Tutti tranne uno degli adulti entrati in contatto con il caso indice si infettano (11/12; 85%) mentre dei tre bambini presenti se ne infetta uno (1/3; 33%). Il bambino infettato, che sviluppa solo una sintomatologia lieve, ha numerosi successivi contatti con altri bambini, frequentando la scuola di sci e poi tornando a scuola in Francia. Dei 102 contatti tracciati nessuno risulta positivo a SARS-CoV-2, 6 sono positivi per altri coronavirus umani, 20 per influenza, 4 parainfluenza, 10 picornavirus. Gli autori concludono quindi che in quegli ambienti scolastici c'è stata trasmissione di virus, ma non del virus SARS-CoV-2 [1].
In Olanda attività di contact tracing attuate dall'Istituto nazionale di sanità pubblica e ambientale (RIVM) non rilevano, nei bambini, capacità di diffondere l'infezione [2]. In particolare, uno studio su 461 paia di soggetti infetti di cui si è stabilito il ruolo (infettato-infettante) rileva che i bambini non sono fonte di infezione; inoltre, i dati provenienti da 40 medici di cure primarie che eseguono tamponi nasofaringei in soggetti di qualunque età con sintomi respiratori non identifica nessun soggetto positivo con meno di 20 anni. Infine, i primi risultati di test sierologici condotti su oltre 2000 soggetti indica una positività nel 2% dei soggetti testati di età inferiore a 20 anni, mentre nel gruppo di età uguale o superiore a 20 anni la sieroprevalenza è oltre il doppio (4.2%) [2].
Le esperienze olandese e francese sopra descritte sono sintetizzate e commentate in un viewpoint che, pur sottolineando la scarsità di dati e l'assenza di una forte base di prove, conclude che i bambini sembrano trasmettere l'infezione da virus SARS-CoV-2 meno efficacemente degli adulti [3]. In questo viewpoint si fa un forte richiamo verso la riapertura delle scuole, che è stato rilanciato anche su riviste pediatriche italiane [4,5]. I danni associati all'isolamento dei bambini e alla mancata frequentazione della scuola sono noti e ben documentati mentre il vantaggio derivante dalla chiusura delle scuole rispetto alla circolazione, infezione e malattia da SARS-CoV-2 è al momento non quantificabile e apparentemente limitato [4-6].
1. Danis K et al; Investigation Team. Cluster of coronavirus disease 2019 (Covid-19) in the French Alps, 2020. Clin Infect Dis 2020 Apr 11:ciaa424 [Medline]
2. RIVM. National Institute for Public Health and the Environment. Ministry of Health, Welfare and Sport. Children and COVID-19 [Sito web]
3. Munro APS, Faust SN. Children are not COVID-19 super spreaders: time to go back to school. Arch Dis Child 2020 May 5:archdischild-2020-319474
4. Marchetti F. CoVID-19 e bambini: le due facce di una diversa medaglia. Medico e Bambino 2020;4:219-21
5. Tamburlini G., Marchetti F. Pandemia di Covid-19: motivazioni e indicazioni per l'apertura di spazi educativi per bambini. Medico e Bambino 2020;39: articolo in anteprima
6. Viner RM et al. School closure and management practices during coronavirus outbreaks including COVID-19: a rapid systematic review. Lancet Child Adolesc Health 2020;4:397-404 [Medline]
Data di pubblicazione: 10.05.2020