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Dopo la nascita. La Cartella del Neonato della Regione Emilia-Romagna
Informazioni per il neonato

 

Il pianto del neonato

 

Il pianto è il modo di comunicare dei neonati: cresciuti per nove mesi nella pancia della madre, contenuti dalle pareti dell'utero, raggiunti da rumori rassicuranti
(come il battito del cuore materno), comunque attutiti, protetti dall'esposizione a luci o a sbalzi di temperatura violenti, si ritrovano, dopo il parto, separati
dal corpo della madre. Questo può spaventarli e farli piangere per richiamare la madre o il padre e recuperare quel contenimento che avevano in pancia.
È un processo che gradualmente si attenua, man mano che il neonato cresce, ma, soprattutto nelle prime settimane e mesi, una vicinanza con un adulto accudente è importante. Consolare un neonato non vuol dire viziarlo, ma rassicurarlo, confermargli che non è solo: questo lo renderà più autonomo crescendo.
Il pianto, inoltre, non è sempre segno di dolore. I neonati possono piangere facendo  smorfie,  contraendosi  e  agitandosi  nervosamente  anche  senza  avere un problema di salute: possono piangere perché hanno fame, perché vogliono essere cambiati, perché hanno bisogno di attenzioni, perché sono stanchi e non riescono ad addormentarsi o per piccoli malesseri.


 

A volte, soprattutto durante i primi mesi di vita, il pianto del bambino può sembrare inconsolabile. Ma piangere è l'unico strumento che il neonato possiede per comunicare. È importante prenderli in braccio, accarezzarli, consolarli parlando loro con voce calma o cantando loro qualche ninna nanna, cullarli con un movimento ritmico, perché questo li rassicura e li fa stare meglio.
Se si è preoccupati si può consultare il pediatra per un controllo. Bisogna tenere presente che alcuni bambini piangono più spesso di altri perché è il loro modo per "raccontare" ai genitori bisogni o malesseri soprattutto nei primi 2-3 mesi di vita.

ATTENZIONE A NON SCUOTERE IL NEONATO!

Qualunque sia il motivo del pianto (fame, sonno, caldo o freddo, il bisogno di essere cambiato o di coccole, ecc.), non bisogna mai perdere la calma e mai scuotere il bambino perché smetta di piangere: i muscoli del collo di un neonato sono ancora molto deboli e movimenti troppo bruschi, anche quelli che non ci sembrano violenti, possono portare a gravi lesioni cerebrali, che si manifestano con convulsioni, paralisi fino alla morte del bambino. È quella che viene conosciuta come Shaken baby syndrome o Sindrome del bambino scossoe rappresenta un grave rischio per il neonato.
Per calmare il pianto del neonato, senza rischiare di fargli male, ci sono tante soluzioni da provare:

 

Uscire di casa per una passeggiata, meglio se in un parco, può spesso risolvere la situazione. Il bambino si calma e si addormenta distratto dai rumori della natura e il genitore può rilassarsi all'aperto e scaricare la tensione camminando e spingendo il passeggino.
Il pianto del bambino può diventare esasperante e può succedere che chi se ne prende cura possa sentirsi sfinito: non c'è nulla di male nel riconoscerlo. Se il pianto non si ferma, diventa esasperante e non riusciamo più a gestirlo né a sopportarlo non dobbiamo avere paura di farci aiutare: se c'è qualcuno in casa affidiamo a questa persona il bambino per un po' e prendiamoci una pausa. Una volta riposate sarà più facile gestire il bambino. Se invece siamo da sole in casa, la cosa migliore da fare è lasciare il bambino in un posto sicuro e in una posizione sicura, come nella culla a pancia in su, e allontanarci  momentaneamente fino a quando non riacquisiamo un certo equilibrio.

 
 
 
 
 
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