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Induzione del travaglio di parto

Induzione del travaglio e obesità

 

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce obese le persone con un indice di massa corporea (BMI) superiore a 30 kg/mq. L'obesità viene suddivisa in classe I (BMI 30-34.9), classe II (BMI 35-39.9) e classe III (BMI≥40).

In regione Emilia-Romagna, in base ai dati CedaP 2019, 8.8% delle donne gravide presenta un BMI compreso tra 30 e 39.9 (I e II classe) e 0.8% appartiene alla classe III [1].

Le donne gravide obese presentano un maggior rischio di complicanze rispetto alla popolazione normopeso quali:

 

Un BMI pregravidico elevato è anche associato a un aumento piccolo, ma statisticamente significativo, della morbosità materna grave e della mortalità [2-4].

In Emilia-Romagna il progetto di sorveglianza sulla natimortalità ha evidenziato, nel quadriennio 2014-2017, che le donne con BMI ≥ 30 hanno un tasso di morte endouterina pari a 4.8‰ mentre quelle normopeso pari a 2.7‰ (odds ratio-OR: 1.60; intervallo di confidenza al 95%-IC95%: 1.21, 2.11) [5].

Le donne obese hanno un rischio circa doppio rispetto alle normopeso di essere sottoposte a induzione [6].

È stata valutata l'efficacia di una politica di induzione elettiva del travaglio entro 40+0 settimane in donne obese per ridurre gli eventi avversi materni e neonatali. L'analisi, che confronta gli esiti della gravidanza prima e dopo l'introduzione di questo protocollo, ha coinvolto 4.128 donne gravide, di cui 2.043 obese e 2.085 non obese [7]. L'applicazione del protocollo si associa a ridotto rischio di taglio cesareo (TC): OR aggiustata per età, etnia, abitudine al fumo, diabete gestazionale, preeclampsia e ritardo di crescita intrauterina: 0.63; IC95%: 0.52, 0.76. L'introduzione del protocollo si associa inoltre in maniera statisticamente significativa (gli autori riportano soltanto il valore di p) a ridotto rischio di macrosomia (3.56% dopo l'introduzione del protocollo vs 6.60% prima; p

 

Bibliografia

1. Perrone E, et al. La nascita in Emilia-Romagna. 17° Rapporto sui dati del Certificato di Assistenza al Parto (CedAP) - Anno 2019. Bologna: Regione Emilia-Romagna, 2020 [Testo integrale]
2. Sebire NJ, et al. Maternal obesity and pregnancy outcome: a study of 287213 pregnancies in London. International Journal of Obesity 2001;25:1175-82 [Medline]
3. Lisonkova S, et al. Association between prepregnancy Body Mass Index and severe maternal morbidity. JAMA 2017;318:1777-86 [Medline]
4. Knight M, et al., on behalf of MBRRACE-UK.Saving lives, improving mothers' care - Lessons learned to inform future maternity care from the UK and Ireland confidential enquiries into maternal deaths and morbidity 2009-12. Oxford: National Perinatal Epidemiology Unit, University of Oxford; 2014 [Testo integrale]
5. Facchinetti F, et al. La sorveglianza della Mortalità Perinatale. Report quinquennale del progetto di sorveglianza. Bologna: Regione Emilia-Romagna, 2020 [Testo integrale]
6. Usha Kiran TS, et al. Outcome of pregnancy in a woman with an increased body mass index. BJOG 2005;112:768-72 [Medline]
7. Schuster M, et al. The effect of the MFM obesity protocol on cesarean delivery rates. Am J Obstet Gynecol 2016;215:492.e1-6 [Testo integrale]
8. Queensland government. Obesity in pregnancy. 2015 [Testo integrale]
9. American College of Obstetricians and Gynecologists. Obesity in pregnancy. Obstetrics & Gynecology. 2015;126:e112-126 [Testo integrale]
10. The Royal Australian and New Zealand College of Obstetricians and Gynaecologists: Birth after previous caesarean section 2010, aggiornata 2019 [Testo integrale]
11. Denison FC, et al, on behalf of the Royal College of Obstetricians and Gynaecologists. Care of women with obesity in pregnancy 2018 [Testo integrale]

 
 
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