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Interruzione volontaria di gravidanza

 

A causa della complessità del comportamento sessuale individuale e della fallibilità della contraccezione, una parte di gravidanze indesiderate è inevitabile [1], anche in paesi con maggiore diffusione della contraccezione rispetto al nostro. Nel 2020 il Ministero della salute notifica in Italia 76.328 interruzioni volontarie di gravidanza (IVG), confermando il continuo andamento in diminuzione (-5.5% rispetto al 2017). Il valore è più che dimezzato rispetto al 1983 [2].
Come sottolineato dal Consiglio d'Europa, anche dove IVG è una pratica illegale la necessità di ricorrere a questo tipo d'intervento non si riduce, ma si impedisce l'accesso alla procedura in condizioni di sicurezza [3]. Qualunque donna con una gravidanza indesiderata che non possa avere accesso a una IVG sicura è a rischio di ricevere una IVG non sicura. Il tasso di IVG non sicure è maggiore in quei contesti in cui la contraccezione e le IVG sicure sono limitate o non disponibili [4]. Nel mondo la percentuale di morti materne che può essere attribuita ogni anno a una IVG non sicura va da 4.7% a 13.2%. Oltre ai decessi e alle lesioni gravi permanenti che peggiorano la qualità della vita, le IVG non sicure hanno un impatto economico importante sulle donne, le loro famiglie, le comunità e i sistemi sanitari.
Se eseguita correttamente in un setting che ne riconosca la legittimità i rischi di una IVG sono minimi [5]. Come per ogni atto medico esiste comunque una bassa probabilità di complicanze che aumenta proporzionalmente all'età gestazionale in cui viene praticata l'IVG e a seconda della metodica utilizzata: chirurgica o farmacologica. Avere praticato una IVG non pregiudica la fertilità futura [6].
Anche nei paesi in cui l'aborto è previsto dalla legge le procedure illegali e in condizioni di non sicurezza non sono del tutto scomparse. La causa è da ricercarsi nella persistenza di condizioni che impediscono alle donne di esercitare effettivamente questo diritto: la mancanza di visibilità del servizio o la sua inadeguatezza per indisponibilità di strutture e medici, la necessità di ripetute consultazioni e accertamenti sanitari, i tempi di attesa, la mancanza di privacy, l'atteggiamento scoraggiante di alcuni professionisti sanitari, a volte i costi elevati, possono ostacolare l'accessibilità a una procedura sicura e appropriata [7].
Queste considerazioni rappresentano le ragioni per cui l'IVG continua a costituire una necessità assistenziale e il suo monitoraggio un indicatore di qualità dei servizi sanitari.

 

Per i professionisti

 
 
 
 
 

 

Bibliografia

1. Royal College of Obstetricians and Gynecologists. National audit of induced abortion. London: RCOG; 2000 [Testo integrale]
2. Relazione del Ministro della Salute sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza (legge 194/78). Dati definitivi 2018. [Testo integrale]  
3. Parliamentary Assembly of the Council of Europe. Access to safe and legal abortion in Europe - Resolution 1607 (2008) [Testo integrale]
4. WHO - Preventing unsafe abortion  [Sito web]
5. RCOG - Best practice in comprehensive abortion care. Best practice paper n.2 - June 2015 [Testo integrale]
6. National Health Service (NHS) - Abortion Risks [Sito web]
7. Toute l'Europe.eu. Le droit à l'avortement dans l'Union européenne. Marzo 2021 [Sito web]

Data di pubblicazione: 22.06.2021

 
 
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