Menu
È stato pubblicato il Rapporto sulla nascita in Emilia-Romagna nel 2020, 18esima edizione della elaborazione annuale dei Certificati di Assistenza al Parto (CedAP) [1]. È il primo rapporto sulla nascita che riflette l'effetto della pandemia SARS-CoV-2 sull'assistenza in gravidanza, al parto e sul neonato. Nel 2020 i parti sono stati 29.868 (30.321 neonati), dato che conferma il calo progressivo del numero dei nati, con una diminuzione del 27.5% dal 2010.
Nel mese di dicembre si è registrato un calo delle nascite pari a 15.4% rispetto allo stesso mese del 2019, una contrazione che potrebbe essere la conseguenza dell'effetto della pandemia sui comportamenti riproduttivi.
Di seguito alcuni degli elementi che emergono dal rapporto (all'indirizzo http://salute.regione.emilia-romagna.it/siseps/sanita/cedap/documentazione/pubblicazioni sono disponili il testo completo e gli allegati).
Popolazione
La quota di madri con cittadinanza straniera è 32.3%, in lievissima flessione rispetto all'anno precedente (33.5%); l'età media delle madri al momento del parto è pari a 32 anni, con una differenza tra italiane (età media 33 anni) e straniere (età media 31 anni).
Resta stabile la quota di madri con una scolarità bassa (licenza elementare o di scuola media inferiore), pari a 23.7%, mentre è in leggero aumento la quota di madri laureate o con diploma universitario (35.9% nel 2020, era 34.9% nel 2019); la scolarità dei padri risulta, nel complesso, inferiore a quella delle madri e in 15,5% dei casi entrambi i genitori hanno una scolarità bassa.
Ha un'attività lavorativa 64.3% delle madri, in modesto miglioramento rispetto agli 5 ultimi anni (63.0% in media). Le madri disoccupate o in cerca di prima occupazione sono 9.0%.
Le donne al primo parto sono il 49.8% del totale; il 27.5% delle primipare ha un'età ≥35 anni, in graduale aumento nel tempo (era 25.0% nel 2010).
Riguardo agli stili di vita, Il 5.7% delle partorienti ha fumato nel corso della gravidanza. Le madri in sovrappeso sono il 20.7% e le obese il 10.3%.
Gravidanza
Non si osservano conseguenze negative del primo anno di pandemia sull'offerta e sull'accesso all'assistenza in gravidanza, ad eccezione dell'offerta del corso di preparazione alla nascita.
Sono ricorse a tecniche di procreazione medico-assistita 3.1% delle donne, dato stabile rispetto al 2019, ma più che raddoppiato nell'ultimo decennio (erano 1.8% nel 2010).
La quota di donne seguite dal servizio pubblico è 61.7%, in aumento rispetto al 2019 (59.3%), mentre si è ridotta la quota di donne seguite da professionisti privati (37.2% nel 2020, 39.7% nel 2019). I servizi pubblici hanno seguito la maggior parte delle donne con cittadinanza straniera (89.5% di questa popolazione) e quasi 1 donna italiana su 2 (48.5%).
La quota di donne che esegue una prima visita in gravidanza dalla 12esima settimana di età gestazionale (indicatore di accesso non appropriato ai servizi in gravidanza) è 8.5%, in miglioramento rispetto al 2019 (9.9%).
Il test combinato - non invasivo - è stato effettuato da 64.0% delle madri, mentre le donne che hanno eseguito almeno un'indagine prenatale invasiva (amniocentesi, villocentesi o funicolocentesi) sono 5.9% del totale, in diminuzione negli anni, probabilmente per una crescente offerta di test di screening non invasivi.
L'offerta dei corsi di accompagnamento alla nascita ha fortemente risentito delle restrizioni legate alla pandemia. Il 23.9% delle donne ha frequentato un corso di preparazione al parto rispetto al 35.1% del 2019; la maggior parte (70.0%) ha seguito un corso organizzato da un consultorio pubblico.
Parto
Il 70.7% dei parti è avvenuto nei 9 punti nascita dotati di unità di terapia intensiva neonatale. La costante riduzione dei nati e la riorganizzazione della rete ospedaliera per la pandemia hanno portato a una ulteriore riduzione delle nascite nei centri con meno di 1.000 parti/anno (da 20.1% nel 2019 a 18.6% nel 2020).
Il tasso di parti pretermine è pari a 5.8%. Si osserva una graduale riduzione della quota di questi parti (era 7.5% nel 2010), attribuibile in misura prevalente al calo dei parti avvenuti tra la 34esima e 36esima settimana di gestazione. Il tasso di parti post-termine è 1.3%, stabile negli ultimi sei anni.
Il travaglio di parto è indotto in 32.3% dei casi, tasso in aumento negli anni (era 25.7% nel 2010). La più frequente indicazione all'induzione è la patologia materna (33.5%).
L'analgesia epidurale è stata impiegata in 24.5% delle donne con travaglio di parto, frequenza stabile rispetto al 2019. Il tasso di tagli cesarei, in calo negli ultimi dieci anni (era 29.1% nel 2010), è pari a 23.5%. Persiste una ampia variabilità fra punti nascita nel ricorso all'intervento. Come di consueto, nel Rapporto i tagli cesarei sono analizzati attraverso le classi di Robson, per area, volume di attività e singolo punto nascita.
La quota di donne senza partner o altra persona di fiducia durante il travaglio e parto è pari a 9.0%, il dato più alto nell'ultimo decennio, conseguentemente alle restrizioni all'accesso nei punti nascita per contenere la diffusione del virus.
L'episiotomia è stata effettuata nel 5.4% dei parti vaginali. I parti con sola assistenza ostetrica sono stati il 37.3%. Il tasso di parti plurimi è l'1.5%.
Neonato
I nati di peso inferiore a 2500 grammi sono 6.2%, quelli di peso inferiore a 1500 grammi sono 1.0% e i nati con peso superiore a 4000 grammi risultano 6.9%.
Il 2.5% dei nati vivi ha avuto necessità di almeno una manovra di rianimazione in sala parto.
Il tasso di natimortalità è pari a 3 per 1000 nati (91 casi), stabile negli ultimi anni.
1. Perrone E et al. La nascita in Emilia-Romagna. 18° Rapporto sui dati del Certificato di Assistenza al Parto (CedAP) - Anno 2020. Bologna: Regione Emilia-Romagna, 2021. [Testo integrale]
Data di pubblicazione: 22.11.2021