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I Rapporti Nascita

La nascita in Emilia-Romagna 2021

 

È stato pubblicato il Rapporto sulla nascita in Emilia-Romagna nel 2021, 19esima edizione della elaborazione annuale dei Certificati di Assistenza al Parto (CedAP) [1].
Nel 2021 le nascite sono state 30.350 (29.912 parti) di poco superiori a quelle registrate nell'anno precedente (+0.1%), ma in diminuzione del 25.0% dal 2011.
L'effetto dei mancati concepimenti durante la prima ondata di pandemia da SARS-CoV-2 (marzo-maggio 2020) hanno portato al crollo delle nascite tra novembre 2020 e febbraio 2021. Nel secondo semestre del 2021 le nascite sono aumentate, mantenendosi a livelli superiori di quelli registrati nell'anno precedente.
Di seguito alcuni degli elementi che emergono dal rapporto (all'indirizzo http://salute.regione.emilia-romagna.it/siseps/sanita/cedap/documentazione/pubblicazioni sono disponili il testo completo e gli allegati).

Popolazione
La quota di madri con cittadinanza straniera è 30.9%, in calo per il secondo anno consecutivo. L'età media al momento del parto è pari a 30 anni per le straniere e 32 anni per le italiane.

 

La quota di madri con una scolarità bassa (licenza elementare o di scuola media inferiore) è pari a 22.5%, mentre il 36.2% risulta laureata o con diploma universitario; la scolarità dei padri risulta, nel complesso, inferiore a quella delle madri e in 13.9% dei casi entrambi i genitori hanno una scolarità bassa.
Ha una attività lavorativa il 65.9% delle madri, in modesto aumento rispetto agli ultimi nove anni. Le madri disoccupate o in cerca di prima occupazione sono 8.7%. Le donne al primo parto costituiscono il 49.0% del totale. Rispetto alle donne italiane, la frequenza di multipare è maggiore fra le madri straniere (64.6% vs 44.8%), in particolare nelle fasce di età inferiori a 35 anni, indicatore di una tendenza a procreare in età più giovani.
Riguardo agli stili di vita, il 6.4% delle partorienti ha fumato nel corso della gravidanza. Le madri in sovrappeso sono il 20.7% e le obese il 10.8%, in graduale aumento nel tempo (erano 7.7% nel 2011).
 
Gravidanza
Non si osservano - rispetto al 2019 - conseguenze negative della pandemia di SARS-CoV-2 sull'offerta e sull'accesso all'assistenza in gravidanza, ad eccezione della offerta del corso di accompagnamento alla nascita. Hanno partecipato al corso il 28.3% delle donne, frequenza in aumento rispetto al 2020 (23.9%), ma ancora inferiore ai valori registrati prima della pandemia (superiori al 30%).
Sono ricorse a tecniche di procreazione medicalmente assistita il 2.7% delle donne, in modesta riduzione rispetto agli ultimi tre anni (3.1% in media).
Resta stabile la quota di donne seguite prevalentemente dai servizi pubblici, pari a 61.2%. I servizi pubblici assicurano la maggior parte dell'assistenza alle donne con cittadinanza straniera (88.4% di questa popolazione) e a quasi una donna su due con cittadinanza italiana (49.1%), una percentuale quasi raddoppiata negli ultimi 10 anni (era 25.2% nel 2011).
La quota di donne che esegue una prima visita in gravidanza dopo 11+6 settimane di gestazione (indicatore di accesso non appropriato ai servizi in gravidanza) è 7.8%, in miglioramento rispetto ai due anni precedenti (era 8.5% nel 2020 e 9.9% nel 2019).
Il test combinato - non invasivo - per la diagnosi di aneuploidie fetali è stato eseguito da 67.1% delle donne, mentre ha effettuato almeno un'indagine prenatale invasiva il 5.0% del totale, in diminuzione negli anni, probabilmente per la crescente offerta di test non invasivi.  
Le donne con gravidanza fisiologica assistite dall'ostetrica sono 29.4%, la quota aumenta tra coloro che vengono seguite in consultorio pubblico (43.0%); le donne con gravidanza patologica sono 29.8%, quasi il doppio rispetto al 2016 - primo anno di rilevazione dell'informazione.

Parto
Il 70.9% dei parti è avvenuto nei 9 punti nascita dotati di unità di terapia intensiva neonatale; i punti nascita con meno di 500 parti/anno sono 3 e hanno assistito il 3.1% di tutti i parti.
Il tasso di parti pretermine è pari al 5.9%, stabile rispetto al 2020. Si osserva una graduale riduzione della quota di questi parti (era 7.3% nel 2011) attribuibile in misura prevalente al calo dei parti avvenuti tra 34+0-36+6 settimane di gestazione.  
Il 35.6% dei travagli sono a conduzione ostetrica (non medica), in riduzione dal 2016 - primo anno di rilevazione dell'informazione.
Il travaglio di parto è indotto in 32.5% dei casi, in aumento negli anni (era 26.1% nel 2011); l'indicazione più frequente all'intervento è la patologia materna (35.1%). L'analgesia epidurale è stata impiegata in 27.5% dei parti.
Il tasso di taglio cesareo è 23.0%, in costante riduzione nell'ultimo decennio (era 29.0% nel 2011). La variabilità fra punti nascita nel ricorso all'intervento è ampia in tutte le classi di Robson.
La quota di donne senza partner o altra persona di fiducia durante il travaglio e parto è pari a 9.7%, in ulteriore aumento rispetto al 2020 e conseguente alle restrizioni all'accesso nei punti nascita per contenere la diffusione del virus SARS-CoV-2. L'episiotomia risulta effettuata nel 5.6% dei parti vaginali. I parti senza "alcun intervento medico", con sola assistenza ostetrica, sono il 36.8%.

Neonato
I nati di peso inferiore a 2.500 grammi sono 5.9%, quelli di peso inferiore a 1.500 grammi 0.9% e i nati con peso ≥4000 grammi 6.8%. Si rileva una centralizzazione delle nascite di bambini con peso inferiore a 2.000 grammi nei punti nascita in grado di fornire cure neonatali intensive (92.0%). Il 2.6% dei nati è stato rianimato in sala parto, ma in 78.0% dei casi il bambino ha necessitato solo di ventilazione manuale.
Il tasso di natimortalità è 2.6 per 1.000 nati (80 casi).

 

Bibliografia

1. Perrone E et al. La nascita in Emilia-Romagna. 19° Rapporto sui dati del Certificato di Assistenza al Parto (CedAP) - Anno 2021. Bologna: Regione Emilia-Romagna, 2022. [Testo integrale]





 
 
 
 
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