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Il taglio cesareo elettivo

Il taglio cesareo elettivo in Italia

Non è possibile conoscere la percentuale complessiva di tagli cesarei elettivi (TCe) nel nostro paese; il modello nazionale di Certificato di assistenza al parto (CeDAP) contempla la distinzione fra taglio cesareo d'elezione e in travaglio, ma il dato è stato elaborato solo a livello di alcune Regioni e non centralmente [1]. Questa classificazione binaria, inoltre, non consente di identificare i casi di urgenza (e quindi non elettivi) fuori travaglio, determinati da una condizione quale, ad esempio, il distacco intempestivo di placenta.

Nella Provincia Autonoma di Trento, in 2001, sul totale di 5.030 neonati residenti, è stato registrato un tasso di TCe di 11.8% (TC totale 26,0%; TC urgente 14.3%) [2]. In Veneto, in 2002, sono stati registrati 18.3% TCe, con una inversione del rapporto TC elettivo/TC non elettivo rispetto alla Provincia Autonoma di Trento (TC totale 29.4%; TC in travaglio 11,1%. Dati elaborati su 91.2% dei nati) [3]. In Emilia-Romagna, il modello regionale prevede di identificare i Tc non urgenti fuori travaglio, i TC urgenti fuori travaglio e i TC in travaglio; questo ha permesso di quantificare, nel 2003, una percentuale precisa di tagli cesarei elettivi di 18.6% (TC totale 31%; TC in travaglio 10.3%; TC fuori travaglio urgente 1.8%. Dati elaborati su 96% dei nati) [4].

Negli Stati Uniti, utilizzando per la classificazione dodici codici ICD-9-CM, dopo esclusione delle donne che avevano avuto un travaglio e di quelle con pregresso taglio cesareo, è risultato che i TCe sono sono aumentati da 19.7% di tutti i parti cesarei in 1994 a 28.3% in 2001, un incremento di circa 43.6% [5]. Sono documentati i limiti della categorizzazione delle indicazioni al TC utilizzando le schede di dimissione ospedaliera (SDO) e, quindi, il sistema ICD-9-CM, in particolare la ridotta concordanza nella definizione diagnostica [6]. La frequenza di TC può essere descritta in maniera riproducibile e maggiormente analitica utilizzando la classificazione di Robson, nella quale i parti sono distribuiti in 10 classi definite da: parità, numero dei feti, anamnesi ostetrica, età gestazionale e decorso di travaglio e parto. Le classi così composte sono mutuamente esclusive, totalmente inclusive, facili da costruire e semplici da utilizzare [7]. Il Rapporto nascita in Emilia-Romagna 2003 [4] comprende una analisi regionale e per Azienda sanitaria o ospedaliera della distribuzione di TC nelle classi di Robson.

Nei paesi anglosassoni, un minore accesso degli strati inferiori della popolazione ai servizi di assistenza sanitaria, in particolare agli interventi chirurgici, è stato documentato. Per quanto concerne il TCe, una analisi ha mostrato in Regno Unito una riduzione della frequenza di TCe nel quinto più povero della popolazione (odds ratio - OR 0.86, intervallo di confidenza - IC al 95%: 0.82-0.89) rispetto alle classi più agiate, ma non ha evidenziato differenze statisticamente significative nel ricorso al TCe fra le altre quattro classi [8]. L'analisi è stata condotta utilizzando dati ospedalieri (anni 2001-2) e distribuendo le donne in cinque livelli socio-economici diversi sulla base dell'area di residenza - un criterio di attribuzione giudicato arbitrario e, quindi, non valido [9]. In Italia, una distribuzione regionale di frequenza di TCe secondo il titolo di studio materno condotta in Emilia-Romagna in 2003 (allegata nel documento in calce a questa pagina) non ha mostrato significative differenze fra diversi livelli di istruzione [4].

 

Nonostante alcuni operatori sanitari sostengano che la richiesta da parte delle donne sia un fattore importante dell'incremento nel ricorso al taglio cesareo, la gran parte di un campione rappresentativo di donne intervistate da Serena Donati, Michele E. Grandolfo e Silvia Andreozzi in una ricerca condotta dall'Istituto superiore di sanità (ISS) riferisce di preferire il parto naturale. E' disponibile "Le madri taliane preferiscono partorire mediante taglio cesareo?", un riassunto in italiano della ricerca, pubblicata integralmente sulla rivista Birth [10].

Bibliografia

1. Ministero della salute. Dipartimento della qualità. Direzione generale sistema informativo. Certificato di assistenza al parto (CeDAP). Analisi dell'evento nascita - anno 2002. Roma: Ministero della salute; 2004
2. Piffer S, Franchini S, Gentilini M , Moghadam PF, Bianchi L, Cappelletti M, Kaisermann D, D'Alpaos A, Odorizzi R. Osservatorio Epidemiologico - Direzione Promozione ed Educazione alla salute - Azienda Provinciale per i servizi sanitari Trento. Relazione sullo stato del Servizio Sanitario Provinciale - Rapporto epidemiologico. Trento: Provincia Autonoma di Trento - Assessorato alle Politiche sociali e alla salute; 2003. Pag. 91-129 [Testo integrale]
3. Unità di Epidemiologia e Medicina di Comunità del Dipartimento di Pediatria dell'Università di Padova e dell'Azienda Ospedaliera di Padova. Osservatorio Regionale della Patologia in età Pediatrica [Testo integrale]
4. Regione Emilia-Romagna. La nascita in Emilia-Romagna - 1° Rapporto sui dati del Certificato di Assistenza al Parto (CedAP). Bologna: Regione Emilia-Romagna. Giunta Regionale. Direzione Generale Sanità e Politiche Sociali; 2004 [Testo integrale]
5. Meikle SF, Steiner CA, Zhang J, Lawrence WL. A national estimate of the elective primary cesarean delivery rate. Obstet Gynecol 2005;105:751-6 [Medline]
6. Korst LM, Gregory KD, Gornbein JA. Elective primary caesarean delivery: accuracy of administrative data. Paediatr Perinat Epidemiol 2004;18:112-9 [Medline]
7. Robson MS. Can we reduce the caesarean section rate? Best Practice & Research Clinical Obstetrics & Gynaecology 2001;15:179-94 [Medline]
8. Barley K, Aylin P, Bottle A, Jarman B. Social class and elective caesareans in the English NHS. BMJ 2004;328: 1399 [Medline]
9. Macfarlane AJ. Social class and elective caesareans in the NHS: Analysis is not really about social class. BMJ 2004;329:291 [Letter] [Medline]
10. Donati S, Grandolfo ME, Andreozzi S. Do italian mothers prefer cesarean delivery? Birth 2003:30:89-93 [Medline]

 
 (13.04 KB)TC secondo il titolo di studio materno (13.04 KB).
 
 
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