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Il taglio cesareo elettivo

Richiesta materna di parto cesareo

La linea guida elaborata dal Centro nazionale collaborativo per la salute materno-infantile (National collaborating centre for women's and children's health - NCC-WCH) del Regno Unito ha identificato una revisione narrativa sistematica di12 studi osservazionali (13.285 donne) ed altri sette studi osservazionali pubblicati successivamente [1]. Nei due studi con il campione più numeroso, condotti in Regno Unito e Australia [2] e Svezia [3], la proporzione di donne che nel corso della gravidanza hanno manifestato una preferenza per taglio cesareo elettivo (TCe) è compresa fra 6% e 8%. La principale motivazione di questa scelta materna è rappresentata dalla percezione di una maggiore sicurezza per il neonato offerta dal TC; in questi studi, la scelta materna di TCe è risultata fortemente correlata con un precedente TC, una precedente esperienza negativa del parto, una complicazione nella gravidanza in corso o la paura del parto.

Un solo studio italiano ha indagato la preferenza materna per modalità di parto. In una indagine condotta in 1999, intervistando prima della dimissione 1986 puerpere in 23 cliniche universitarie, le donne che avevano effettuato un parto spontaneo hanno dichiarato la loro preferenza per un parto spontaneo al termine della gravidanza successiva in 89.9% dei casi. Fra le donne che avevano subito un parto cesareo il 77% avrebbe voluto partorire, al termine della gravidanza successiva, per parto spontaneo [4].

Una entità clinica recentemente proposta è rappresentata dal TCe in travaglio, descritto in una indagine condotta in New York, USA, dove nell'arco di sei mesi furono praticati 422 TC intrapartum, 13% dei quali in seguito ad una offerta dei professionisti e 8.8% in seguito ad una richiesta materna, in entrambi i casi in assenza di indicazione medica. Le più significative variabili associate ad offerta e richiesta di Tce sono state le caratteristiche dei professionisti (specializzazione, età e anzianità di servizio) ed un precedente TC [5].

Anche l'attitudine dei professionisti nei confronti del TCe è stata indagata [6-8]. In Regno Unito, 78% degli ostetrici concorda nel non ritenere il TC la opzione più sicura per la donna, mentre 51% la ritiene la più sicura per il neonato. La maggioranza degli ostetrici ritiene che il TCe riduca i casi di incontinenza urinaria (68%) e fecale (78%); 50% che protegga la funzione sessuale femminile [2] . Le convinzioni e le opinioni dei professionisti possono riflettersi nelle modalità con cui l'informazione viene trasferita alla donna [9].

International Federation of Gynecology and Obstetrics ha definito non etico praticare un TC senza indicazione medica, dal momento che non vi sono sufficienti prove di beneficio dall'intervento. [10]. Una posizione analoga è stata assunta da Society of Obstetricians and Gynaecologists of Canada [11]. NCC-WCH raccomanda - non essendo la richiesta materna una indicazione al TC - di approfondire e discutere con la donna in maniera approfondita benefici e rischi di TC vs parto vaginale. Quando la richiesta è motivata dalla paura del parto, la linea guida di NCC-WCH raccomanda di proporre alla donna un intervento di counselling, dal momento che in un RCT questo intervento è risultato efficace nel ridurre la paura del parto e la durata del travaglio, anche se non ha diminuito il numero di donne che scelsero di partorire con TC [12].

La linea guida elaborata dal Centro nazionale collaborativo per la salute materno-infantile (NCC-WCH) del Regno Unito conclude che, in assenza di una precisa indicazione, un clinico ha il diritto di rifiutare una richiesta di TCe e, in questo caso, alla donna dovrebbe essere offerta la possibilità di una seconda opinione [1].

Bibliografia

1. National collaborating centre for women's and children's health. Caesarean section. Clinical guideline. London, UK: RCOG Press; 2004 [Testo integrale]
2. Thomas J, Paranjothy S, Royal College of Obstetricians and Gynaecologists Clinical Effectiveness Support Unit. The National Sentinel Caesarean Section Audit Report. London, UK: RCOG Press; 2001 [Testo integrale]
3. Hildingsson I, Radestad I, Rubertsson C, Waldenstrom U. Few women wish to be delivered by caesarean section. BJOG 2002;109:618-23 [Medline]
4. Donati S, Grandolfo ME, Andreozzi S. Do italian mothers prefer cesarean delivery? Birth 2003;30:89-93 [Medline]
5. Kalish RB, McCullough L, Gupta M, Thaler HT, Chervenak FA. Intrapartum elective cesarean delivery: a previously unrecognized clinical entity. Obstet Gynecol 2004;103:1137-41 [Medline]
6. Minkoff H, Powderly KR, Chervenak F, McCullough LB. Ethical dimensions of elective primary cesarean delivery. Obstet Gynecol 2004;103:387-92 [Medline]
7. Mitler LK, Rizzo JA, Horwitz SM. Physician gender and cesarean sections. Journal of Clinical Epidemiology 2000;53:1030-5 [Medline]
8. Mc Gurgan P, Coulter-Smith S, O' Donovan PJ. A national confidential survey of obstetrician's personal preferences regarding mode of delivery. Eur J Obstet Gynecol Reprod Biol 2001;97:17-9 [Medline]
9. Klein MC. Quick fix culture: the cesarean section on demand debate. Birth 2004;31:161-4 [Medline]

10. Schenker JG, Cain JM. FIGO Committee Report. FIGO Committee for the Ethical Aspects of Human Reproduction and Women's Health. International Federation of Gynecology and Obstetrics. Int J Obstet Gynaecol Obstet 1999;64:317-22
11. C-Sections on Demand - SOGC's position. SOGC Advisory March 10, 2004. [Testo integrale]
12. Saisto T, Salmela-Aro K, Nurmi JE, Kononen T, Halmesmaki E. A randomized controlled trial of intervention in fear of childbirth. Obstet Gynecol 2001;98:820-6 [Medline]

 
 
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