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Un'indagine ISTAT (campionaria multiscopo, che ha compreso oltre 60 mila famiglie) nel 2006 ha evidenziato marcate differenze territoriali nell'accesso ai corsi di accompagnamento alla nascita (CAN) [1]. Nel Nord Italia e nel Centro le donne che frequentano corsi di accompagnamento alla nascita (CAN) sono circa 40%, mentre nell'Italia Meridionale e nelle Isole sono rispettivamente 12.7% e 14.9%. I corsi sono prevalentemente frequentati da donne laureate (65.5%), in misura minore da chi ha la licenza media (34.2%) e ancora meno da chi non ha alcun titolo di studio o la sola licenza elementare (20.2%).
Nel 2002 una indagine conoscitiva sul percorso nascita realizzata all'Istituto Superiore di Sanità (ISS) in collaborazione con 60 Aziende Sanitarie Locali (ASL) di 15 regioni e province autonome italiane [2], ha mostrato che i fattori associati a una maggiore partecipazione ai CAN risultano: età ≥30 anni, istruzione superiore, essere assistita durante la gravidanza dal Consultorio familiare o dall'ostetrica. Fattori di minore partecipazione sono: condizione di casalinga, di pluripara, soprattutto con precedente esperienza di taglio cesareo, gravidanza patologica e residenza al Sud.
Una successiva indagine conoscitiva sul percorso nascita, condotta nel 2008, dall'ISS in collaborazione con 25 ASL di 11 regioni italiane [3] ha mostrato analogie nelle differenze territoriali nella frequentazione dei CAN: la partecipazione è risultata pari a 61.7% delle donne al Nord, 55.0% al Centro, 32.5% al Sud e 36.7% nelle Isole.
Dal confronto tra queste due indagini dell'ISS si osserva che la partecipazione delle donne ai CAN è in aumento: nel 2002 venivano frequentati da 30% delle donne in gravidanza, nel 2008 la percentuale è salita a 35%. Nell'indagine del 2008, i fattori associati a una maggiore partecipazione ai CAN sono sostanzialmente sovrapponibili a quelli già evidenziati nel 2002: età >34 anni, istruzione medio alta, donne lavoratrici, cittadinanza italiana, residenza al Nord, essere assistita durante la gravidanza da un consultorio familiare o dall'ostetrica. In entrambe le indagini è stato chiesto alle donne di esprimere un giudizio sulla adeguatezza delle attività e delle informazioni ricevute durante il corso e in entrambi i casi la maggior parte delle donne ha giudicato adeguato il CAN frequentato.
Le informazioni ricavate, in Emilia-Romagna, dal Certificato di assistenza al parto (CedAP) disegnano un quadro più dettagliato e, per certi versi, diverso [4]. I CAN sono stati frequentati, nel 2009, da 25.6% delle donne in gravidanza: 16.1% in un consultorio pubblico, 8.0% in una struttura ospedaliera pubblica, 1.5% in una struttura privata. A frequentare i CAN sono state più le donne con scolarità alta, rispetto a quelle con scolarità medio-bassa, (38.5% vs. 10.3%; odds ratio, OR: 5.46; intervallo di confidenza al 95%, IC 95%: 5.07, 5.87); le donne con cittadinanza italiana, rispetto a quelle con cittadinanza straniera, (33.2% vs. 6.4%; OR: 7.20; IC 95%: 6.63, 7.81); le donne alla prima gravidanza, rispetto alle pare (43.1% vs. 5.5%; OR: 13.02; IC 95%: 12.12, 13.98). Tra le nullipare, hanno frequentato i corsi 28.3% delle donne che hanno prevalentemente utilizzato in gravidanza un servizio pubblico (consultorio o ambulatorio ospedaliero), 52.4% delle donne che hanno prevalentemente utilizzato in gravidanza un servizio privato.
In Emilia-Romagna, quindi, la frequenza ai CAN (26.9% nel 2007, 25.8% nel 2008 e 25.6% nel 2009) rilevata attraverso i CedAP risulta inferiore a quella riportata nell'indagine campionaria multiscopo ISTAT [1], che ha registrato la partecipazione ai CAN in 43.6% delle donne. Inoltre, in Emilia-Romagna, nel 2009, le donne assistite dal consultorio familiare hanno frequentato i CAN in misura inferiore delle donne assistite da un libero professionista, ma si deve considerare che i consultori familiari assistono una gran parte di donne immigrate e/o con bassa scolarità, che sono le donne che frequentano in minor misura i CAN.
Le diverse caratteristiche dell'indagine ISTAT, che è una indagine campionaria, e della elaborazione dei CedAP, che hanno raccolto l'informazione in 73.3% delle nascite nel 2007 e in 89.2% nel 2009, consentono di attribuire alle stime derivate dal CedAP una maggiore affidabilità.
Le diverse fonti di informazione disponibili concordano comunque nell'osservare che i CAN sono meno frequentati proprio da quei sottogruppi di popolazione che ne trarrebbero verosimilmente maggiori vantaggi, come la popolazione immigrata e quella con minore scolarizzazione.
1. ISTAT. Gravidanza, parto, allattamento al seno 2004-2005. Roma: Istat, 2006 [Testo integrale]
2. Grandolfo M et al. Indagine conoscitiva sul percorso nascita, 2002. Aspetti metodologici e risultati nazionali. Roma: Istituto Superiore Sanità, s.d. [Testo integrale]
3. Grandolfo M et al. Il percorso nascita: promozione e valutazione della qualità dei modelli operativi. Roma: Istituto Superiore di Sanità, 2010 [Presentazione]
4. Regione Emilia-Romagna. La nascita in Emilia-Romagna. 7° Rapporto sui dati del Certificato di assistenza al parto (CedAP) - anno 2009. Bologna: Regione Emilia-Romagna; 2010 [Testo integrale]
Data di pubblicazione: 05.11.2010