In passato il cordone ombelicale veniva gettato dopo il parto come materiale di rifiuto; oggi rappresenta invece una importante risorsa di cellule staminali. Dal 1989 il sangue del cordone ombelicale (SCO) viene utilizzato per il trattamento dei pazienti pediatrici e adulti affetti da patologie del sangue, congenite o acquisite, immunodeficienze, malattie metaboliche e onco-ematologiche per le quali il trapianto con cellule staminali emopoietiche (CSE) costituisce una consolidata terapia salvavita [1,2].

L'elenco completo di tali patologie è riportato nell'allegato al Decreto ministeriale 18 novembre 2009 "Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale per uso autologo-dedicato" [3].

La donazione del SCO è dunque un interesse primario per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) [2].

La raccolta e conservazione del SCO, che resta a disposizione dei centri trapianto che ne avessero necessità, è effettuata presso le banche del sangue di cordone ombelicale (BCO), strutture pubbliche accreditate presso il SSN.  La rete italiana della Banche di sangue di cordone ombelicale (ITCBN), istituita con il DM 18 novembre 2009, è costituita da 18 banche (presenti in 13 regioni italiane) e 270 centri di raccolta (punti nascita - sale parto) dislocati in tutte le regioni. I parti effettuati nei centri di raccolta delle BCO rappresentano il 64% dei parti totali in Italia per l'anno 2020 [2].