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Donazione del sangue del cordone ombelicale

 

Coinvolgere i cittadini immigrati nella donazione

 

L'aumento di cittadini immigrati ha portato, in moltissimi paesi, a un aumento del numero di ricoveri ospedalieri per trasfusione di emocomponenti o trapianto di cellule staminali emopoietiche in pazienti appartenenti a diversi gruppi etnici. Nella maggior parte dei casi nelle nazioni di provenienza dei cittadini immigrati non sono presenti registri di donatori e banche per la conservazione di cellule staminali emopoietiche.

Il report per l'anno 2020 del World Marrow Donor Association (WMDA) [1] riporta la probabilità di trovare un donatore abbinato e disponibile sul Be The Match Registry in base all'etnia del paziente. Una persona di origine caucasica ha 79% di probabilità di trovare un donatore abbinato, mentre per una persona afro americana la probabilità è solo di 29%. Il registro di Health Resources & Services Administration (HRSA) riporta il numero di unità di SCO bancate al 30 settembre 2020. Sono carenti unità di SCO per le persone di origine afroamericana, indigena americana e nativa dell'Alaska, asiatica, ispanica e latina, nativa hawaiana e di altre isole del pacifico, oltre a quelle con origini multiple.

La possibilità di trovare nel registro nazionale o in quelli internazionali una corrispondenza genetica per i pazienti immigrati aumenta notevolmente se si vaglia un pool di donatori appartenenti allo stesso gruppo etnico [3]. In generale però, nei registri dei donatori sono sottorappresentate tutte le etnie ad eccezione della caucasica [4]. Secondo i dati del British Bone Marrow Donor Registry, le unità di sangue cordonale bancate provengono da persone caucasiche nel 60.2% dei casi, da caucasici non europei nel 20%, da africani nel 6.8%, da orientali nello 0.9%, da persone di origine mista nel 10.4% e da altre provenienze nel 1.7% [5].

La maggior facilità nella modalità di donazione del sangue cordonale rispetto a quella del midollo osseo, potrebbe facilitare il reperimento di cellule staminali compatibili. Oggi, un bambino cinese nato in Italia ha lo 0.9% di possibilità di trovare un campione di SCO compatibile e lo 0.3% di trovare un campione di midollo osseo compatibile [6]. Questa quota deve essere incrementata. In questi anni sono stati attivati programmi per aumentare la diversità HLA (Human Leucocyte Antigens) nell'inventario delle banche mondiali attraverso il coinvolgimento di cittadini immigrati fra i nuovi donatori. È stato osservato che all'inizio, nella attuazione di questi programmi, si riscontravano una serie di difficoltà, simili a quelle incontrate per la costituzione dei registri di midollo osseo [3,7] dove le maggiori barriere all'arruolamento di minoranze etniche erano rappresentate da:

  • iniquo accesso all'assistenza prenatale;
  • mancanza di consapevolezza dell'utilità della donazione delle cellule staminali;
  • sfiducia nelle strutture sanitarie e paura della donazione;
  • timore di dover pagare;
  • difficoltà linguistiche e/o le barriere culturali.
 

In uno studio coordinato dal National Marrow Donors Programme (NMDP), associazione nata per aumentare il pool di donatori di cellule staminali emopoietiche di differente etnia, l'origine etnica dei donatori di sangue cordonale di cinque banche è stata comparata con quella dei donatori di midollo osseo iscritti nei registri delle stesse aree geografiche. In quattro delle cinque aree studiate le banche del sangue cordonale avevano una più bassa percentuale di unità donate da minoranze etniche rispetto ai donatori di midollo osseo [3]. Uno studio successivo condotto dalla Croce Rossa americana [8] ha dimostrato che l'implementazione di programmi di raccolta del sangue cordonale in punti nascita di zone con una maggior presenza di gruppi appartenenti a minoranze etniche è efficace nell'aumentare il numero di donatrici di diversa origine. Una ricerca condotta dalla American Society of Hematology nel 2019 su un campione di 1312 pazienti, dei quali 319 (24%) hanno ricevuto cellule staminali provenienti da SCO, sottolinea che l'aumento delle dimensioni della banca non ha risolto la disparità razziale nella disponibilità di sacche compatibili provenienti da donatori non imparentati e sottolinea l'importanza di fonti alternative [9].

Al contrario un più piccolo studio canadese del 2015 su 252 bambini eleggibili per trapianto di cellule staminali, pur rilevando una minore possibilità di trovare un donatore non famigliare vivente (Unrelated Living Donors) per bambini non caucasici (odds ratio-OR: 0.35; intervallo di confidenza al 95%-IC95%: 0.17, 0.69), grazie alla disponibilità di registri internazionali di SCO non rileva una differenza significativa nel trovare una unità di SCO compatibile da non famigliare (Unrelated Cord Blood) tra bambini caucasici e non caucasici (OR: 1.02; IC95%: 0.36, 2.89) [10]. Il piccolo campione e l'ampio intervallo di confidenza suggeriscono di interpretare con cautela le conclusioni.

Le strategie messe in atto per aumentare la disponibilità di SCO per i gruppi minoritari includono specifici corsi di formazione, realizzazione di materiale educativo (opuscoli multilingue, video, messaggi promozionali contenenti foto/immagini di persone con diverso colore delle pelle), collaborazione e supporto con organizzazioni nazionali che lavorano a sostegno delle minoranze etniche, assunzione di personale di origine non caucasica per facilitare l'arruolamento dei potenziali donatori, reclutamento delle potenziali donatrici al momento dell'apertura della cartella clinica all'inizio della gravidanza [11].

In Italia un progetto iniziato nel 2012 con la collaborazione di ostetriche, medici, volontari e donne provenienti da paesi diversi dall'Italia ha portato alla produzione di materiali multilingue (audiovisivi e cartaceo) con l'obiettivo di favorire un passaggio di comunicazione trans culturale perché tutte le donne possano donare il SCO in modo informato e consapevole [12,13].

 
 

Bibliografia

1. WMDA - World Marrow Donor Association. Making the impossible, possible. 2020 Report to the community. Maggio 2021. [Testo integrale]
2. HRSA blood stem cell - Health Resources & Services Administration. Donor Registry Data | Blood stem cell. [Sito web] Ultimo accesso 27/12/2022
3. Ballen KK et al. Racial and ethnic composition of volunteer cord blood donors: comparison with volunteer unrelated marrow donors. Transfusion 2002;42:1279-84 [Medline]
4. Barker JN et al. Availability of cord blood extends allogeneic hematopoietic stem cell transplant access to racial and ethnic minorities. Biol Blood Marrow Transplant 2010;16:1541-8 [Medline]
5. Navarrete C et al. Cord blood banking: a historical perspective. Br J Haematol 2009;147:236-45 [Medline]
6. Molinari I et al. Le cellule della speranza. Verità e bugie: cosa si può curare davvero con le cellule staminali. Ed Sperling & Kupfer 2011, Milano
7. Department of health and human services OIG. National Marrow Donor Programme: progress in minority recruitment. 1996 [Sito web] Ultimo accesso 27/12/2022
8. Ballen KK et al. Racial diversity with high nucleated cell counts and CD34 counts achieved in a national network of cord blood banks. Biol Blood Marrow Transplant 2004;10:269-75 [Medline]
9. Barker JN et al. Racial disparities in access to HLA-matched unrelated donor transplants: a prospective 1312-patient analysis. Blood Adv 2019;3:939-944 [Medline]
10. Di Labio J et al. Impact of Ethnicity on Donor Search Results for Children Requiring Stem Cell Transplantation. J Pediatr Hematol Oncol 2015;37:e154-7 [Medline]
11. Johansen KA et al. Council on Science and Public Health, American Medical Association. Efforts of the United States 'National Marrow Donor Program and Registry to improve utilization and representation of minority donors. TransfusMed 2008;18:250-9 [Medline]
12. Federazione Italiana ADoCeS. Anche noi... Nati per donare. La donazione transculturale del sangue cordonale. [Sito web] Ultimo accesso 27/12/2022
13. Federazione Italiana ADoCeS. Prontuario multilingue per la donazione del sangue cordonale. Maggio 2012 [Testo integrale]

 
 

Data di pubblicazione: 22.12.2022

 
 
  1. SaperiDoc
Direzione generale cura della persona, salute e welfare
Via Aldo Moro 21, Bologna