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La pre-eclampsia è una patologia multisistemica e quindi i valori di pressione arteriosa non sono l'unico aspetto da considerare.
Non ci sono dati che possano fornire indicazioni sulla frequenza delle rilevazioni della pressione sanguigna in caso di pre-eclampsia [1]. National Collaborating Centre for Women's and Children's Health (NCC-WCH) suggerisce di non modificare quanto già viene svolto nella pratica comune, ovvero misurare la pressione sanguigna almeno 4 volte al giorno in donne ricoverate per pre-eclampsia in caso di ipertensione lieve o moderata. Poiché il rischio di patologia cardiovascolare aumenta in caso di pre-eclampsia con ipertensione grave, le rilevazioni devono divenire più frequenti per individuare possibili ulteriori aumenti della pressione arteriosa e per verificare la risposta alla terapia farmacologica [1].
Una revisione sistematica (RS) (16 studi; 6749 donne) [2] ha cercato di individuare il valore di proteinuria superiore al quale sono associati esiti avversi materni e fetali. Una debole associazione è stata rilevata tra valore di proteinuria >5 g/24 ore e natimortalità, ricovero in terapia intensiva neonatale e neonato piccolo per età gestazionale, ma il valore predittivo è basso, con rapporto di verosimiglianza (likelihood ratio) con test positivo compreso tra 1 e 2 per i diversi esiti. Le misurazioni ripetute della proteine urinarie dopo un primo riscontro di proteinuria clinicamente rilevante, in base a questi risultati, non appare quindi utile [1].
Nelle donne con pre-eclampsia conta piastrinica, dosaggio di creatinina sierica e di transaminasi sono degli utili indicatori di una progressione a malattia più severa. Livelli crescenti di acido urico sono risultati associati a pre-eclampsia grave, ma non mostrano un valore aggiunto rispetto ai test elencati sopra. Le evidenze disponibili indicano che fino a quando la conta piastrinica risulta >100x109/l non è utile eseguire test della coagulazione [1].
Sono disponibili dati limitati di buona qualità sul trattamento farmacologico della pre-eclampsia. Alcuni dati mostrano che il trattamento con labetololo riduce il rischio di progressione a ipertensione grave, mentre ci sono pochi dati sull'utilizzo dei bloccanti del calcio:
Nelle donne con pre-eclampsia non è dimostrato che iniziare il trattamento antipertensivo quando l'ipertensione è lieve o moderata possa migliorare gli esiti di gravidanza rispetto a iniziarlo quando o se l'ipertensione diventa grave. Le prove disponibili non hanno potuto stabilire se il trattamento con antipertensivi possa comunque prevenire altri esiti più rari, quali le complicanze cardiovascolari o il distacco di placenta.
La linea guida del NCC-WCH [1] indica il labetololo come farmaco di prima scelta, da iniziare in caso di pre-eclampsia con ipertensione moderata. Se la somministrazione di beta bloccanti è controindicata (per esempio: nelle donne con asma bronchiale) possono essere utilizzati altri farmaci antiipertensivi quali nifedipina e metildopa.
Nella tabella allegata alla pagina sono schematizzate le raccomandazioni sul management della gravida con pre-eclampsia.
1. National Collaborating Centre for Women's and Children's Health. Hypertension in pregnancy. The management of hypertensive disorders during pregnancy. London: Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, revised reprint 2011
2. Thangaratinam S et al. Estimation of proteinuria as a predictor of complications of pre-eclampsia: a systematic review. BMC Med 2009;7:10
3. Sibai BM et al. A comparison of labetalol plus hospitalization versus hospitalization alone in the management of preeclampsia remote from term. Obstet Gynecol 1987;70:323-7
4. Elhassan EM et al. Methyldopa versus no drug treatment in the management of mild pre-eclampsia. East Afr Med J 2002;79:172-5
5. Montan S et al. Randomised controlled trial of methyldopa and isradipine in preeclampsia--effects on uteroplacental and fetal hemodynamics. J Perinat Med 1996;24:177-84 6. Sibai BM et al. A randomized prospective comparison of nifedipine and bed rest versus bed rest alone in the management of preeclampsia remote from term. Am J Obstet Gynecol 1992;167:879-84
Data di pubblicazione: 16.04.2012