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I Rapporti Nascita

La nascita in Emilia-Romagna 2011

 
 

L'edizione 2011 del Rapporto sulla nascita in Emilia-Romagna - basato sull'elaborazione dei Certificati di Assistenza al Parto (CedAP) [1] - si apre con la rilevazione che, dopo oltre 15 anni di costante incremento, si assiste negli ultimi due anni a un decremento nel numero dei nati (da 42.426 nel 2009 a 41.838 nel 2010 a 40.487 nel 2011), con un tasso di natalità (dato provvisorio di fonte ISTAT) sceso a 9.4 nati per 1000 abitanti (era 9.7 nel 2009). Si mantiene invece in aumento la frequenza di madri con cittadinanza straniera, da 17.1% nel 2003 a 29.8% del 2011.
Nel volume, numerosi degli indicatori perinatali inclusi vengono confrontati con European Perinatal Health Report [2], il rapporto europeo edito nel dicembre 2008 e nel quale sono analizzate le informazioni raccolte nel 2004 nell'ambito del progetto Euro Peristat. I dati CedAP dell'Emilia-Romagna sono stati inoltre posti a confronto, nello specifico approfondimento, con i dati dei più recenti CedAP nazionale [3] e di altre regioni italiane. Gli altri approfondimenti del Rapporto sono dedicati all'analisi dei tagli cesarei e all'induzione del travaglio di parto.

Le madri
L'età media delle madri al momento del parto è 31.8 anni (in lieve ulteriore aumento), con una differenza tra italiane (media 33.0 anni) e straniere (media 28.9 anni). La frequenza di donne che partoriscono a età ≥35 anni è passata da 25.5% nel 2003 a 33.8% nel 2011; le minorenni costituiscono 0.3%, una frazione pressoché costante negli anni.
Oltre un terzo delle madri sono non coniugate (nubili, separate, divorziate o vedove); in particolare, negli ultimi 9 anni le madri nubili sono aumentate da 19.7% a 31.7%.
Scolarità medio-bassa (licenza elementare o di scuola media inferiore) in 27.9% delle madri, laurea o diploma universitario in 28%. La scolarità dei padri risulta, nel complesso, inferiore a quella delle madri; in 19.9% dei casi entrambi i genitori hanno una scolarità medio-bassa. Ha un'attività lavorativa 68.4% delle madri; risulta disoccupata o in cerca di prima occupazione 5.5%.
Le donne alla prima gravidanza rappresentano 42.1% del totale. Considerando i precedenti concepimenti esitati in aborto o interruzione volontaria di gravidanza, le nullipare (donne al primo parto) costituiscono 52.9% di tutte le madri.
Le fumatrici nei 5 anni precedenti la gravidanza sono 17%; quasi la metà di queste donne (48.9%) ha continuato a fumare nel corso della gravidanza.

Gravidanza
Le donne che sono ricorse a tecniche di procreazione assistita sono 779 (2% del totale dei parti, erano l'1% nel 2006).
Fra le madri, 57.6% utilizza prevalentemente servizi privati per l'assistenza in gravidanza, 36.6% si rivolge a consultori pubblici (dato in costante aumento negli anni), 5.7% ad ambulatori ospedalieri. I servizi pubblici assicurano la maggior parte (82.5%) dell'assistenza alle donne con cittadinanza straniera. Il numero medio di visite in gravidanza è 6.7 (valore pressoché costante dal 2003). Fra gli indicatori negativi di assistenza, un numero di visite <4 viene effettuato da 4.0% delle donne; una prima visita in gravidanza a una età gestazionale ≥12 settimane si osserva in 14.1% dei casi. Entrambi gli indicatori appaiono tendenzialmente in calo negli anni.
Le donne con almeno un'indagine prenatale invasiva (amniocentesi, villocentesi o funicolocentesi) sono 24.7% del totale. La frequenza risulta 13.1% nelle donne di età ≤35 anni e 55.6% nelle donne di età superiore. Il dato è in decremento negli anni per entrambe le classi di età.
Il 28% delle donne durante la gravidanza ha frequentato un corso di preparazione al parto, per lo più presso un consultorio pubblico. La frequenza risulta superiore tra le donne al primo parto, italiane e con alta scolarità.

Parto
Nel 2011, 59.2% dei parti è avvenuto nei 9 punti nascita (sui 31 presenti in regione) che hanno assistito oltre 1500 parti/anno. Il tasso di gravidanze classificate come pretermine è 7.3%, quello di gravidanze post-termine è 1.5%. I parti non medicalizzati - quelli cioè nei quali non sono stati registrati né induzione, né augmentation, né taglio cesareo - sono meno della metà (44%).
Escludendo dall'analisi i tagli cesarei senza travaglio, il parto è indotto in 26.1% dei casi; il motivo dell'induzione è per circa un terzo dei casi la durata post-termine della gravidanza e per quasi un altro terzo la rottura prematura delle membrane. In 16.9% dei casi di travaglio iniziato spontaneamente il parto è stato successivamente pilotato farmacologicamente (augmentation). Sia la frequenza di travagli indotti che di quelli pilotati mostra un tendenziale incremento negli anni dal 2003 al 2011.
Il contenimento del dolore in travaglio (indicatore rilevato dal 2007) riguarda 61.9% dei parti: 47.1% con metodiche non farmacologiche, 13.2% con analgesia epidurale e 1.6% con altro tipo di analgesia farmacologica. Il tasso di parti cesarei è 29% (in tendenziale calo negli anni analizzati); marcata è la variabilità fra punti nascita (range 19.9% - 37%). Come di consueto, il Rapporto comprende un dettagliato approfondimento per punto nascita della analisi dei parti cesarei in base alle classi di Robson. I parti vaginali operativi costituiscono il 3.9%.
Nel 91.8% dei parti vaginali la donna ha accanto a sé una persona di fiducia, prevalentemente il padre del neonato; nell'8.8% dei casi non vi è alcuna persona accanto alla donna.

Neonato
Il tasso di neonati (vivi) di peso <2500 grammi è 6.8% (lievemente in calo rispetto al 2010), quello dei neonati di peso <1500 grammi è 1.1%; la frequenza dei macrosomi (peso ≥4 kg) è 7.0%. Manovre di rianimazione hanno interessato 2.8% dei neonati (1.6% ventilazione manuale; 1.2% intubazione).

 
 
 
 
 
 

Data di pubblicazione: 30.01.2013

  1. SaperiDoc
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