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Farmaci equivalenti

Efficacia dei farmaci equivalenti

 

In breve 
L'efficacia clinica dei farmaci equivalenti è risultata uguale a quella dei farmaci di marca in diverse revisioni sistematiche.

 

 

Una revisione sistematica con metanalisi condotta da un gruppo di ricercatori di Boston ha valutato gli studi relativi a farmaci per le patologie cardiovascolari (come infarto cardiaco, ipertensione, aritmia cardiaca, vasculopatia periferica e insufficienza cardiaca) pubblicati fra il 1984 e il 2008. Sono stati inclusi sia studi osservazionali che studi controllati randomizzati (RCT) in cui un farmaco equivalente fra quelli approvati dalla Food and drug administration (FDA) veniva comparato con il suo farmaco di riferimento in termini di efficacia clinica (ad esempio tramite misurazione di parametri quali la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna, il volume di urine, o di parametri di laboratorio quali il tempo di protrombina, il livello di lipoproteine, gli elettroliti urinari, o la morbosità e mortalità del paziente, o l'utilizzazione dei servizi sanitari) [1]. Sono stati inclusi 47 articoli, di cui 38 RCT: gli studi sono stati classificati in base al tipo di farmaco valutato distinguendo fra quelli con elevato indice terapeutico (34 trials) e quelli con basso indice terapeutico, cioè quelli per i quali la differenza fra la dose minima efficace e la dose minima tossica è inferiore a 2 volte e che richiedono quindi un attento dosaggio e un frequente monitoraggio del paziente, come ad esempio gli anticoagulanti orali (13 trials). Nessuno degli studi identificati ha mostrato una superiorità del farmaco branded rispetto al generico. La metanalisi è stata possibile per 30 dei 38 RCT inclusi: la misura di efficacia rispetto agli esiti considerati ha indicato la non differenza fra i prodotti (odds ratio, OR: -0.03; intervallo di confidenza al 95%, IC 95%: -0.15, 0.08) (Figura in calce). I 43 editoriali pubblicati su questo argomento nello stesso arco di tempo sono risultati però in contrasto con i risultati della metanalisi: 23 editoriali (53% del totale) hanno espresso pareri negativi sull'utilizzo dei farmaci equivalenti, solo 12 (28% del totale) si sono pronunciati a favore dell'utilizzo dei generici e 8 non hanno espresso alcun parere. la revisione sistematica conclude che i commenti degli editoriali spesso non sono basati sulle prove di efficacia.

Lo stesso gruppo di ricercatori ha condotto una revisione sistematica sui farmaci antiepilettici, comparando la frequenza di crisi convulsive non controllate nei pazienti in trattamento con un antiepilettico equivalente e in quelli trattati con antiepilettico di marca [2]. La revisione ha incluso 9 RCT, 1 trial non controllato e 6 studi osservazionali retrospettivi pubblicati fra il 1984 e il 2009. Anche in questo caso gli RCT non hanno mostrato differenze fra gli antiepilettici equivalenti e quelli di marca: la metanalisi di 7 dei 9 RCT per i quali erano disponibili i dati (totale 207 pazienti) ha prodotto OR pari a 1.0 (IC 95%: 0.7, 1.4) per l'incidenza di crisi convulsive non controllate. Nessuna differenza è stata rilevata nello studio non controllato, mentre gli studi osservazionali, tutti finanziati da ditte farmaceutiche produttrici di antiepilettici, hanno riportato una maggiore frequenza di ritorno al farmaco branded dopo un iniziale passaggio al farmaco generico (switchback). Gli autori della revisione sistematica sottolineano le limitazioni metodologiche degli studi retrospettivi inclusi: mancanza di controllo per fattori noti di confondimento, elevato rischio di bias e nessuna correlazione con parametri clinici rilevanti come la frequenza di crisi convulsive non controllate. Riferiscono inoltre che nel 2008 la FDA - confermando che non ci sono prove che la sostituzione con il generico porti a un peggior controllo delle crisi convulsive - ha respinto la richiesta di una fondazione (Epilepsy foundation of America) che voleva opporsi alla sostituzione obbligatoria del farmaco antiepilettico di marca con il farmaco antiepilettico equivalente.

A simili conclusioni arriva un'altra revisione sistematica di 13 studi (6 prospettici e 7 retrospettivi) su pazienti: una maggiore frequenza di utilizzo dei servizi per crisi convulsive e eventi avversi legati ai farmaci viene riportata solo negli studi retrospettivi, tutti finanziati dall'industria farmaceutica, non negli studi prospettici [3]. La revisione contiene inoltre 7 studi prospettici su volontari sani in cui viene valutata la biodisponibilità dei farmaci equivalenti rispetto ai corrispondenti di marca: gli autori non rilevano differenze significative fra i due [3].

 

Un aspetto messo in luce in alcuni studi che valutano l'associazione fra sostituzione di farmaci branded per uso cronico con farmaci generici e peggioramento delle condizioni cliniche è l'importanza, indipendentemente dal tipo di farmaco utilizzato, dell'adesione alla terapia nel tempo [4,5]. Uno studio prospettico  condotto in Spagna ha valutato l'adesione alla terapia in pazienti anziani (età media 72 anni) in trattamento per ipertensione e dislipidemia; 48.9% del campione è rappresentato da donne, in circa un terzo dei pazienti è presente qualche co-morbosità (29% diabete mellito, 29% obesità, 18% cardiopatia ischemica, 19% depressione). Viene identificato un campione di 1252 pazienti in terapia con un farmaco di marca per ipertensione (620 pazienti) o per iperlipidemia (632 pazienti) che dopo un anno di terapia passa al corrispettivo farmaco generico. La loro adesione alla terapia nei due anni di osservazione viene comparata con un gruppo di controllo che per due anni assume solo il farmaco branded (181 pazienti con ipertensione e 192 pazienti con dislipidemia). L'adesione alla terapia si riduce in maniera significativa passando dal farmaco branded al generico (da 84.3% a 81.9% per l'antiipertensivo e da 86.2% a 83.8% per l'antiipercolesterolemico), ma si riduce anche - fra primo e secondo anno di osservazione - per i pazienti che proseguono il trattamento con lo stesso farmaco branded, nella stessa quantità percentuale (da 85.8% a 83.2% per i pazienti con ipertensione; da 88.2% a 82.1% per i pazienti con ipercolesterolemia) [4]. Uno studio qualitativo condotto in Norvegia ha valutato l'attitudine verso la sostituzione di farmaci di marca con farmaci generici in 22 pazienti in terapia cronica con antiipertensivi. [5]. Il problema maggiormente riportato nei 5 focus group descritti nello studio  - sia nei pazienti che utilizzano il farmaco branded che in quelli che utilizzano il generico - è la difficoltà a mantenere una buona adesione alla terapia nel tempo. I pazienti capiscono l'utilità di fare uso di farmaci equivalenti, hanno fiducia in questo tipo di farmaci e non ritengono che la sostituzione con il generico implichi un trattamento di qualità inferiore. Riferiscono come possibili difficoltà la diversa forma e il diverso colore delle pillole nelle varie formulazioni dei generici.

 

Bibliografia

1. Kesselheim AS, et al. Clinical equivalence of generic and brand-name drugs used in cardiovascular disease: a systematic review and meta-analysis. JAMA 2008;300:2514-26 [Medline]
2. Kesselheim AS, et al. Seizure outcomes following use of generic vs. brand-name antiepileptic drugs: a systematic review and meta-analysis. Drugs 2010; 70: 605-621 [Medline] 
3. Yamada M, et al. Generic Substitution of Antiepileptic Drugs: A Systematic Review of Prospective and Retrospective Studies. The Annals of Pharmacotherapy 2011;45:1406-15 [Medline]
4. Mainar AS, et al. [Influence of substitution of brand name for generic drugs on therapeutic compliance in hypertension and dyslipidemia]. Gac Sanit 2010;24:473-82 [Medline] 
5. Toverud EL, et al. Norwegian patients on generic antihypertensive drugs: a qualitative study of their own experiences. Eur J Clin Pharmacol 2011;67:33-8 [Medline]

 
 
Figura 1
Figura 1. Efficacia dei farmaci generici rispetto ai branded per diverse classi di farmaci cardiovascolari (da Kesselheim, 2008).
 
 
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