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Cordone ombelicale

Cura del cordone ombelicale

Normalmente il clampaggio del cordone ombelicale avviene dopo alcuni minuti dal parto. Il moncone residuo va incontro ad un fisiologico processo di mummificazione della durata di circa 7-10 giorni, che residua poi nella cicatrice ombelicale. Il moncone ombelicale, in caso di scarsa igiene o di separazione fra la madre e il neonato (condizioni che impediscono il normale sviluppo di una flora saprofita protettiva), può divenire la porta di entrata per germi patogeni, responsabili di infezioni locali (onfaliti) o generalizzate (sepsi). Per questo, accanto alla cura del cordone ombelicale, è preferibile implementare pratiche che garantiscano un distacco del moncone nel più breve tempo possibile, per ridurre il tempo di esposizione potenziale ai germi.

L'accortezza di base per la cura del cordone ombelicale si basa sul lavaggio delle mani prima di toccare il cordone da parte degli operatori sanitari in ospedale e di chi si prende cura del neonato a casa. Attuando i principi del cosiddetto parto pulito, il "clean delivery" di WHO (World Health Organization) [1], si riduce il rischio di infezione del cordone e di tetano neonatale, ancora responsabile della morte di circa 200.000 neonati all'anno nel mondo, soprattutto nei paesi poveri [2]. E' importante ricordare che anche nel nostro paese, prima della obbligatorietà della vaccinazione antitetanica (1968), il tetano neonatale era frequente.

Nel tempo e nelle diverse aree geografiche, si sono succedute innumerevoli pratiche di cura del cordone ombelicale, dall'applicazione di misture di erbe, ad impacchi con lo sterco di animali, fino all'uso di alcool, clorexidina, polveri cicatrizzanti, acqua ossigenata, mercurocromo o nulla.
L'applicazione di disinfettanti e polveri chimiche si prefiggeva di raggiungere due obiettivi: garantire una separazione veloce del moncone ombelicale ed evitare l'infezione del cordone. Molti studi hanno confrontato diversi interventi che però non tenevano conto del potere di autocura e autocicatrizzazione propria dei tessuti umani [3-5].
Una revisione sistematica [6] indica che: in ambienti puliti e dove sono promossi la vicinanza della madre al neonato (il cosiddetto 'rooming in') e l'allattamento materno esclusivo (tutte pratiche che riducono il rischio di contaminazione da germi patogeni e di infezione nel neonato), il trattamento che permette al moncone di distaccarsi nel minor tempo e con minor incidenza di infezioni consiste semplicemente nel tenere il moncone asciutto e pulito, coperto da una garza senza applicare alcun tipo di sostanza.
Nel caso in cui il moncone si sporchi con le urine o le feci del neonato occorre semplicemente pulire la zona con acqua e sapone, asciugare e apporre una garza nuova; questa semplice pratica, nota come dry care, garantisce tempi più brevi di distacco del moncone e un basso tasso di infezioni.

Tenendo conto dei tempi sempre più brevi di degenza in ospedale, grazie alla diffusione della pratica della dimissione precoce, e dell'ansia che può generare la gestione del moncone ombelicale, alcuni ricercatori italiani hanno sperimentato un'ulteriore modalità di trattamento basata sull'applicazione di zucchero salicilato [7]. La sostanza sembra utile nell'accelerare il distacco del moncone per le proprietà disidratanti dello zucchero unite a quelle cheratolitiche dell'acido salicilico. Lo studio, pubblicato nel 2003 e che ha coinvolto 244 neonati pretermine ricoverati in un reparto di terapia intensiva (quindi a maggior rischio di sviluppare infezioni), ha registrato il distacco del moncone dopo 6±2 giorni nel gruppo trattato con zucchero salicilato e dopo 9±2 giorni nel gruppo trattato con clorexidina. L'unico caso di onfalite si è verificato nel gruppo clorexidina. Una maggiore soddisfazione per il trattamento con zucchero salicilato, piuttosto che con clorexidina, è emersa da parte delle infermiere addette alla cura dei neonati (98% vs. 67%). L'unico effetto collaterale evidenziato era la maggiore frequenza di sanguinamento della cicatrice nel gruppo trattato con zucchero salicilato (7.8% vs 4%), senza peraltro nessuna conseguenza o rilevanza clinica.
L'applicazione di zucchero salicilato nei reparti ospedalieri potrebbe quindi essere considerato una pratica efficace nel ridurre i tempi del distacco, senza un apparente aumento del rischio di infezione del moncone. Resta da chiarire la possibilità per le famiglie di reperire la sostanza, in caso il trattamento dovesse proseguire a domicilio.

La linea guida sulla gestione del cordone ombelicale elaborata da AWHONN (Association of Women's Health, Obstetric and Neonatal Nurses) [8] ribadisce quanto sopra esposto, ponendo l'attenzione sull'importanza dell'informazione alla famiglia sul normale processo di mummificazione del moncone ombelicale e il suo distacco, nonchè sulla cura del cordone a casa.

Data di pubblicazione: 11.12.2008

 
 
  1. SaperiDoc
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