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I riferimenti principali sulla diffusione delle modificazioni/mutilazioni genitali femminili (MGF) in Africa sono le cosiddette DHS (Demographic and Health Surveys) e le Indagini MICS (Multiple Indicators Cluster Surveys) dell'UNICEF.
Le Indagini Demografiche e Sanitarie Dhs, prodotte nel marzo 2008 a cura di P. Stanley Yoder e Shane Khan, della sezione d'indagine sulle mutilazioni genitali femminili delle DHS, in carico all'UsAid, Agenzia Statunitense di ricerca e azione per lo Sviluppo Internazionale, indicano 92 milioni le donne e le bambine con almeno 10 anni di età cui nel complesso associare la presenza di MGF in Africa.
Le stime precedenti allo studio DHS erano costruite sulla base di proiezioni statistiche basate su un rapporto del 1982 (HoskenReport - Genital and Sexual Mutilation of Females) che indicava in 111 milioni le presenze di donne con modificazioni genitali nei venti paesi africani maggiormente interessati dal fenomeno. Questo rapporto però non riferiva dati raccolti attraverso survey sul campo ma soltanto stime approssimative. Sulla base di questo dato, negli anni successivi, Population Reference Bureau (Prb), Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa), Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e altre agenzie hanno modificato le loro proiezioni in numeri comunque compresi tra un minimo di 100 milioni ed un massimo di 200 milioni di persone con Mgf in Africa.
Le Dhs di UsAid sono le prime a calcolare singolarmente, per ogni paese africano, incidenze del fenomeno differenziate per fasce d'età e, soprattutto, parzialmente rilevate in loco tramite interviste sul campo. Va tuttavia sottolineato che, sebbene siano le più approfondite esistenti sul piano statistico, anche queste indagini sono limitate: infatti, la possibilità di raccogliere dei dati in loco e di effettuare le interviste si scontra con la estensione e la differenziazione delle pratiche ma anche, e soprattutto, con lasensibilità delle informazioni da raccogliere.
La prima delle 39 indagini Dhs fin qui svolte ha avuto luogo nel 1990 e ha riguardato circa 6 mila donne sudanesi tra i 15 e i 49 anni di età. Con dinamiche simili, nel 1991/1992 gli stessi procedimenti d'indagine sono stati applicati al contesto yemenita, poi replicati nel 1997, sempre in Yemen, con una numerosità campionaria superiore alle 10mila unità. Vi sono stati numerosi tentativi successivi in diversi paesi africani (per es. l'Egitto, attestandosi sulle 17-19mila interviste). Sono numeri importanti, ma assolutamente relativi se comparati al dato milionario. Questo viene ricostruito, sempre tramite proiezione statistica, solo in base a"ragionevoli stime".
E' importante dunque, quando si utilizzano i dati quantitativi a fini scientifici e divulgativi, sottolinearne la relatività statistica e non trattarli come oggettivi. Infatti, troppo raramente si sottolinea come essi siano raccolti su basi demografiche, statistiche e proiettive. In particolare, è necessario ricordare come i dati finora rilevati riguardino solo alcuni paesi, mentre quelli indicati in paesi come la Somalia, il Senegal, l'Uganda e altri sono solo stime proiettive; ancora meno si valuta la volatilità e la variabilità del dato: non solo esso è incostante mutamento ma anche in ciascun paese vi sono delle variazioni territoriali molto sensibili che non vengono considerate: per es. in Nigeria, divisa fra nord e sud sia sul piano religioso sia su quello politico, esistono diverse forme e diverse intensità della pratica, nonché diversi significati; così nella Repubblica Centroafricana nella parte nord vi sono stime che arrivano fino al 100%, in altre provincie si va dallo 0% al 19%.
I dati complessivi costituiscono dunque un riferimento di massima, ma è importante guardare ai singoli paesi, tenendo conto delle differenze fra le metodologie di raccolta dei dati (alcuni sono stati indagati sul campo, per altri si utilizzano solo stime approssimative) e delle rilevanti variabili culturali, regionali ed etniche interne agli stessi paesi.
Alle indagini DHS continuano a riferirsi i diversi aggiornamenti a cura degli enti internazionali che si occupano di MGF, come L'UNICEF o il Population Reference Bureau, ecc. Tali aggiornamenti hanno progressivamente intensificato le rilevazioni all'interno di alcuni paesi e quindi raffinato le differenziazioni intranazionali. Nel 2016 l'UNICEF
indica pratiche di MGF documentate
in 30 Paesi dell'Africa
sub-sahariana, in Medio Oriente (Iraq, Kurdistan e Yemen) e in Asia (Indonesia)
Consulta: UNICEF, Female Genital
Mutilation/Cutting: A global concern, New York: UNICEF, 2016