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Alimentazione
Come proporre cibi diversi dal latte?
Anche se ogni genitore segue una modalità differente per introdurre i cibi complementari, influenzato dalla propria esperienza, cultura, consigli ricevuti dai professionisti o dagli amici, schematizzando si possono delineare due approcci: in entrambi i genitori scelgono cosa, quando e dove mangiare, ma in un modello il genitore indipendentemente dagli stimoli inviati dal lattante offre il cibo e ne determina quantità e tempi per l'assunzione (modello direttivo), mentre nel modello responsivo il genitore non segue regole predefinite ma osserva il comportamento del bambino, ne interpreta le richieste e risponde in maniera coerente alle sue aspettative. Quest'ultimo modello prevede una efficace comunicazione bidirezionale fra genitore e lattante. Alla base di questo approccio c'è la consapevolezza che il bambino, fin dalla nascita, è competente nell'esprimere senso di fame e sazietà
Revisioni della letteratura sottolineano la paucità di dati derivati da trial che identifichino nettamente i vantaggi e limiti dei due modelli [1-3]. Sono comunque a disposizione alcuni studi, spesso di qualità metodologica intermedia e su campioni limitati, che dimostrano che:
- la facilità con cui il lattante accetta i cibi durante lo svezzamento è influenzata, tra le altre cose, anche dalla precedente esposizione a quei cibi quando assunti dalla madre (il sapore arriva tramite il liquido amniotico e il latte materno). In uno studio condotto in America [4] 46 donne gravide, che avevano manifestato l'intenzione di allattare, sono state randomizzate in tre gruppi: uno riceveva durante il terzo trimestre di gravidanza 300 millilitri al giorno di succo di carote, in due orari fissi, per quattro giorni alla settimana, per tre settimane consecutive; poi, dopo il parto, stessa quantità e stesse modalità di assunzione del liquido, ma il succo di carote veniva sostituito da acqua. Un gruppo riceveva al contrario acqua durante il terzo trimestre di gravidanza e succo di carote durante i primi due mesi di allattamento. Il terzo gruppo infine riceveva acqua sia in gravidanza che in allattamento. I lattanti venivano valutati verso i 6 mesi, dopo l'avvio dell'alimentazione complementare, quando per la prima volta veniva loro offerta una pappa contenente carote. L'esito misurato era il gradimento del nuovo sapore, valutato tramite 1) ripresa video e quantificazione da parte di un ricercatore formato delle espressioni facciali di disgusto, 2) quantificazione in peso della pappa mangiata, 3) durata del pasto, 4) percezione del gradimento secondo la madre (che offriva la pappa) in una scala da 1 a 9. I bambini esposti al succo di carote, o in utero o in allattamento, avevano significativamente meno espressioni facciali negative all'assunzione della pappa al sapore di carote. Inoltre le madri dei bambini esposti al sapore delle carote in utero giudicavano il loro gradimento di queste pappe maggiore rispetto a quello dei bambini non esposti in utero. Gli altri parametri valutati non dimostravano differenze statisticamente significative, anche se il piccolo numero di bambini valutati potrebbe essere alla base della non significatività statistica;
- un'alimentazione responsiva, similmente all'allattamento a richiesta, permette al bambino di esprimere segnali di sazietà e di fame che vengono rispettati, probabilmente concorrendo a sviluppare un rapporto sano con il cibo, non di tipo consolatorio [5,6]. Questo approccio è stato indicato a livello teorico come un possibile intervento per ridurre la prevalenza di obesità in età pediatrica, anche se ad oggi mancano prove di efficacia con un adeguato periodo di follow-up. Un trial condotto in Australia su 698 primipare che partoriscono un neonato sano a termine dimostra che la partecipazione a incontri educativi interattivi (2 moduli da 6 sessioni da un'ora circa l'uno sull'alimentazione responsiva e fornendo guide anticipatorie sul tema) a partire dai 4 mesi di vita del lattante migliora la capacità di offrire il cibo al bambino in maniera responsiva, aumenta l'accettazione del cibo (come autovalutato dalle neo-madri) e riduce, anche se non in maniera statisticamente significativa, la frequenza di sovrappeso e obesità del bambino a due anni di vita (13.8%) rispetto al gruppo di controllo (17.9%) [7]. Il follow-up a 5 anni ha confermato, nelle famiglie esposte all'intervento educativo, la persistenza di un modello di alimentazione rispettosa dei bisogni del bambino e una tendenza, anche se la differenza non è statisticamente significativa, a minore frequenza di sovrappeso e obesità nei loro bambini (11.4% nel gruppo intervento, 13.3% nel gruppo controllo) [8] [Figura];
- anche cibi che al primo tentativo sono rifiutati dal lattante, se ripetutamente offerti (anche un numero elevato di volte) e soprattutto se frequentemente mangiati dai genitori, saranno poi accettati [3,9,10];
- la maniera migliore per il lattante per iniziare a mangiare cibi diversi dal latte è stando a tavola, con il resto della famiglia, condividendo il momento del pasto. L'imitazione e la gioia di partecipare a un evento comune rendono l'avvicinamento al cibo di famiglia facile e naturale [11];
- la durata e esclusività dell'allattamento correla con una dieta più ricca di frutta e verdura a due-quattro anni di vita, sia nei bambini a termine [12,13], che in bambini nati prematuramente [14]. L'associazione rimane significativa dopo correzione per i noti fattori di confondimento.
Un prerequisito per una corretta introduzione dei cibi complementari è che la famiglia abbia un sano rapporto con il cibo e lo sappia utilizzare in maniera equilibrata. Se la famiglia mangia in maniera adeguata, il lattante mangerà lo stesso cibo del resto della famiglia, opportunamente sminuzzato e preso con il cucchiaio o tagliato così da poter essere afferrato con le mani e portato alla bocca in maniera autonoma. Se la famiglia non ha abitudini alimentari sane, bisognerà cogliere l'opportunità dell'avvio dell'alimentazione complementare nel lattate per condividere un progetto di miglioramento che coinvolga l'intero nucleo domestico.
- Figura. Analisi longitudinale del BMI z score calcolato a 14 mesi, 2, 3.7 e 5 anni di vita. Modificato da [8] (cliccare sulla figura per ingrandire)
Bibliografia
1. Robinson S, et al. A narrativeliterature review of the development of obesity in infancy and childhood. JChild Health Care 2012;16:339-54 [Medline]
2. Cameron SL, et al.How feasible isBaby-led Weaning as an approach to infant feeding? A review of the evidence.Nutrients 2012;4:1575-609 [Medline]
3. Birch LL, Doub AE. Learning to eat:birth to age 2 y. Am J Clin Nutr 2014;99:723S-8S [Medline]
4. MennellaJA, et al. Prenatal and postnatal flavor learning by human infants. Pediatrics2001;107:E88 [Medline]
5. PaulIM, et al. Opportunities for the primary prevention of obesity during infancy.Adv Pediatr 2009;56:107-33 [Medline]
6. HurleyKM, et al. A systematic review of responsive feeding and child obesity inhigh-income countries. J Nutr 2011;141:495-501 [Medline]
7. Daniels LA, et al. Outcomes of anearly feeding practices intervention to prevent childhood obesity. Pediatrics2013;132:e109-18 [Medline]
8. DanielsLA, et al. An Early Feeding Practices Intervention for Obesity Prevention. Pediatrics2015;136:e40-9 [Medline]
9. CookeL. The importance of exposure for healthy eating in childhood: a review. J HumNutr Diet 2007;20:294-301 [Medline]
10. LakkakulaA et al. Repeated taste exposure increases liking for vegetables by low-incomeelementary school children. Appetite 2010;55:226-31 [Medline]
11. Dovey TM, et al. Food neophobia and'picky/fussy' eating in children: a review. Appetite 2008;50:181-93 [Medline]
12. ScottJA, et al. Food variety at 2 years of age is related to duration ofbreastfeeding. Nutrients 2012;4:1464-74 [Medline]
13. de Lauzon-Guillain B, et al. The influence of early feeding practices onfruit and vegetable intake among preschool children in 4 European birthcohorts. Am J Clin Nutr2013;98:804-12 [Medline]
14. HuskJS, Keim SA. Breastfeedingand dietary variety among preterm children aged 1-3 years. Appetite 2016;99:130-7 [Medline]
Altre letture sull'argomento
- González C. Il mio bambino non mi mangia. Bonomi Editore. Pavia 2004
- Piermarini L. Io mi svezzo da solo. Dialoghi sullo svezzamento. Bonomi Editore. Pavia 2008
- Iaia M. L'alimentazione complementare responsiva. Una guida allo svezzamento per educatori e operatori sanitari dell'infanzia. Il Pensiero Scientifico Editore. Roma 2016
Data di pubblicazione: 06.12.2016