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Alimentazione

 

Come proporre cibi diversi dal latte?

 
 

Anche se ogni genitore segue una modalità differente per introdurre i cibi complementari, influenzato dalla propria esperienza, cultura, consigli ricevuti dai professionisti o dagli amici, schematizzando si possono delineare due approcci: in entrambi i genitori scelgono cosa, quando e dove mangiare, ma in un modello il genitore indipendentemente dagli stimoli inviati dal lattante offre il cibo e ne determina quantità e tempi per l'assunzione (modello direttivo), mentre nel modello responsivo il genitore non segue regole predefinite ma osserva il comportamento del bambino, ne interpreta le richieste e risponde in maniera coerente alle sue aspettative. Quest'ultimo modello prevede una efficace comunicazione bidirezionale fra genitore e lattante. Alla base di questo approccio c'è la consapevolezza che il bambino, fin dalla nascita, è competente nell'esprimere senso di fame e sazietà
Revisioni della letteratura sottolineano la paucità di dati derivati da trial che identifichino nettamente i vantaggi e limiti dei due modelli [1-3]. Sono comunque a disposizione alcuni studi, spesso di qualità metodologica intermedia e su campioni limitati, che dimostrano che:

 
 

Un prerequisito per una corretta introduzione dei cibi complementari è che la famiglia abbia un sano rapporto con il cibo e lo sappia utilizzare in maniera equilibrata. Se la famiglia mangia in maniera adeguata, il lattante mangerà lo stesso cibo del resto della famiglia, opportunamente sminuzzato e preso con il cucchiaio o tagliato così da poter essere afferrato con le mani e portato alla bocca in maniera autonoma. Se la famiglia non ha abitudini alimentari sane, bisognerà cogliere l'opportunità dell'avvio dell'alimentazione complementare nel lattate per condividere un progetto di miglioramento che coinvolga l'intero nucleo domestico.

 
Figura: analisi longitudinale del BMI z score calcolato a 14 mesi, 2, 3.7 e 5 anni di vita. Modificato da [8].
Figura. Analisi longitudinale del BMI z score calcolato a 14 mesi, 2, 3.7 e 5 anni di vita. Modificato da [8] (cliccare sulla figura per ingrandire)
 
 
 

Bibliografia

1. Robinson S, et al. A narrativeliterature review of the development of obesity in infancy and childhood. JChild Health Care 2012;16:339-54 [Medline]
2. Cameron SL, et al.How feasible isBaby-led Weaning as an approach to infant feeding? A review of the evidence.Nutrients 2012;4:1575-609 [Medline]
3. Birch LL, Doub AE. Learning to eat:birth to age 2 y. Am J Clin Nutr 2014;99:723S-8S [Medline]
4. MennellaJA, et al. Prenatal and postnatal flavor learning by human infants. Pediatrics2001;107:E88 [Medline]
5. PaulIM, et al. Opportunities for the primary prevention of obesity during infancy.Adv Pediatr 2009;56:107-33 [Medline]
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7. Daniels LA, et al. Outcomes of anearly feeding practices intervention to prevent childhood obesity. Pediatrics2013;132:e109-18 [Medline]
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10. LakkakulaA et al. Repeated taste exposure increases liking for vegetables by low-incomeelementary school children. Appetite 2010;55:226-31 [Medline]
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14. HuskJS, Keim SA. Breastfeedingand dietary variety among preterm children aged 1-3 years. Appetite 2016;99:130-7 [Medline]

Altre letture sull'argomento

- González C. Il mio bambino non mi mangia. Bonomi Editore. Pavia 2004
- Piermarini L. Io mi svezzo da solo. Dialoghi sullo svezzamento. Bonomi Editore. Pavia 2008
- Iaia M. L'alimentazione complementare responsiva. Una guida allo svezzamento per educatori e operatori sanitari dell'infanzia. Il Pensiero Scientifico Editore. Roma 2016

 
 
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